Nervosismo alle stelle nell’ex partitone – di Lorenzo Quadri

“Al presidente Rocco Cattaneo scivola la frizione”

Pubblichiamo per par condicio, come è giusto, la replica del direttore del Mattino Lorenzo Quadri alla dura requisitoria anti-leghista di Rocco Cattaneo, diffusa ieri nel pomeriggio.

All’interno dell’ex partitone, o piuttosto dei due partiti PL e PR, il nervosismo ha decisamente superato il livello di guardia. Ben lo dimostra il lungo comunicato dai toni isterici trasmesso ai media dal presidente dei due partiti Rocco Cattaneo. Al proposito si suggerisce a Rocco Cattaneo di leggere con maggior attenzione le prese di posizione che vengono divulgate a suo nome: eviterebbe qualche brutta figura.

A far malamente scivolare la frizione al presidente Cattaneo (o piuttosto al suo anonimo ghostwriter) la constatazione, da parte del Mattino, che il P(L)R è un “partito delle tasse”. L’isterico comunicato del presidente P(L)R – che pagüüüüraaaa, avrebbe detto il Nano – dimostra unicamente che la verità fa male, e che l’ex partitone ha i nervi molto, ma molto scoperti.

Fatto è che:

Il P(L)R ha promosso il moltiplicatore cantonale, uno strumento che serve ad aumentare le imposte ideato dai socialisti;

Il P(L)R tramite la sua Consigliera di Stato desidera raddoppiare i valori di stima immobiliare, mettendo le mani in tasca ai proprietari di una casetta o di un appartamento;

Il P(L)R tramite la sua Consigliera di Stato vuole tassare pure i letti freddi: quindi una nuova tassa corredata da nuova burocrazia e da voyeurismo di Stato per controllare cosa accade nei letti altrui;

Il P(L)R ha rifiutato massicciamente, e con argomenti risibili, il referendum finanziario obbligatorio, bollando (ad ulteriore dimostrazione della confusione mentale che regna nell’ex partitone) come “populista” uno strumento che esiste in 19 Cantoni. In questo modo il PLR rifiuta al popolo ticinese il diritto di decidere sulla spesa pubblica. Quindi “cittadino paga e taci”.

Il P(L)R da 13 anni respinge tutte le proposte di sgravi fiscali altrui.
Quanto sopra conferma che il P(L)R è un partito delle tasse, come scritto sul Mattino.

Il P(L)R è inoltre, e manifestamente, il partito delle cadreghe.
Come partito di maggioranza relativa ha sempre preteso l’attribuzione di qualsiasi strapuntino pubblico o parapubblico tramite rigorosa applicazione del manuale Cencelli; una volta persa la maggioranza relativa, ha preteso di stravolgere le regole da esso stesso volute per mantenere il “potere” senza più avere i voti. Perché questa è la finalità e la priorità del P(L)R: accaparrarsi seggi, mandati e prebende (finanziati dal contribuente) da distribuire ai propri affiliati.

Quanto alle farneticazioni su fascismo*** ed olio di ricino all’indirizzo del Mattino e della Lega, dimostrano solo che il P(L)R, oltre ad adagiarsi sulla linea politica della sinistra, ne copia anche le squallide invettive. Rocco Cattaneo come Raoul Ghisletta e gli ormai dispersi moralisti a senso unico ed in funzione partitica di Brut-Ticino: se questo è il nuovo (?) corso del partito delle tasse P(L)R… chi s’accontenta gode (così così)…!

Mattino della domenica, Lorenzo Quadri (direttore) e Lega dei Ticinesi

*** Su questo specifico punto concordo con Quadri. Meglio sarebbe lasciare queste sparate a Raoul Ghisletta o, se proprio si vuole andare sui partiti storici, a un Dick Marty o a una Chiara Simoneschi. Il fascismo è stata una cosa ben precisa, e anche terribile, e non è opportuno baloccarsi con certe parole, spenderle con facilità perché “suonano bene” e fanno impressione. [fdm]


Relatore

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  • Leggo divertito queste polemiche e non sto nemmeno a dire chi è dalla parte della ragionevolezza, "tanto evidente appare". Chiarissimamente il povero presidente Cattaneo ha a che fare con un compito tra i più ardui che si possano immaginare. L'ex partitone, che definisco da decenni come "osceno connubio radico-liberale", non riesce più a mascherare i controsensi ideologici prima, e politici poi che lo stanno conducendo alla tomba. Un'anima liberale (ridotta all'ombra di un'anima) da una parte e un coacervo di radico-socialisti nella, un elettorato che ancora non riesce a tagliare il cordone ombelicale con un partito che lo tradisce

    • Su Morisoli hanno fatto la croce. Qualunque cosa dica, faccia, proponga... viene silurata.
      L'ha fatta TROPPO grossa.

      • Carissimo Jack, se la tua supposizione fosse vera, il mio giudizio diverrebbe ancora più negativo. Votare o non votare un'iniziativa esiziale per i destini delle finanze cantonali solo per fare o non far dispetto a Sergio Morisoli?
        Ad ogni modo, ti ricordo ancora una cosa. 5 (dico cinque) PPD hanno sostenuto l'iniziativa, solo 2 (dico due!!!) "pielradicali" (come vedi in questa denominazione, il "liberal" si è ridotto a un misero "el"). Se prima c'era un "osceno connubio", adesso siamo ad un'oscena pretesa: quella di un partito di sinistra che pretende di raccogliere i voti di un elettorato di destra.
        Il cordone ombelicale grosso come l'aorta della balenottera di cui ho scritto qui sopra tiene, tiene e poi tiene ancora. Ma se troppo sollecitato finisce anche lui con il rompersi.
        Alla rovina di un partito per troppa deriva a sinistra ho assistito, protestando, anni fa, si trattava del "mio" PPD. Adesso assisto, rattristato, a quella del già partitone.
        Sul piano cantonale e su quello nazionale. E`li da vedere, per chi non chiude gli occhi.

          • E va bene, la supposizione è vera. Che pena, quindi, vedere un partito così grande rappresentato in Parlamento da cervelli così piccoli.
            A chi non volesse credermi o approvarmi, consiglio di leggere il lucidissimo articolo di Tullio Righinetti sul CdT di oggi, 4.3.2015.
            Ho molti amici che votano PLR. L'altra sera ero a cena con uno di loro. Alle mie osservazioni, che erano esattamente quelle di Righinetti, ha risposto: ho votato liberale tutta la vita e voterò liberale anche questa volta. Gli sembrava di eccedere in larghezza di vedute assicurandomi un voto personale che probabilmente non mi darà. Sono sicuro che un partito che sopravvive grazie al sostegno di questo tipo di elettori, come è il PLR attuale, è un partito che si sta scavando la tomba con le proprie mani. Le nuove generazioni di elettori sono molto più elastiche, agili di pensiero e indipendenti dei residuati ottocenteschi che votano così perché hanno votato così tutta una vita.

  • Bisogna «prenderne atto». Dobbiamo essere «concreti» ed «operativi».
    Il mondo è «cambiato». Un «cambiamento di passo» è improcrastinabile.
    Non ci possiamo più permettere uno «stato assistenziale».Urge un nuovo «patto sociale». Implementiamo la «flessibilità». Evitiamo «l’inasprimento normativo».
    Scremiamo inutili «imposizioni fiscali». Il «modello sociale» europeo è finito!
    Per combattere ad armi pari con chi è più povero di noi dobbiamo… impoverirci.
    L’economia ha bisogno di «libertà».
    Si potrebbe continuare…

    L’apoteosi della retorica programmatica.
    Il potere delle parole: ovvero le parole del potere economico.
    Quello che… conta. In sensu strictissimo.

    Il problema (la «problematica»… direbbe un candidato nostrano;) è:
    come si collocano i partiti indigeni rispetto all’assunto iniziale?
    Perché è dal lì che bisogna partire. Per poi… arrivare.
    E personalmente, se permettete tra Ala Munda e Via Monte Boglia, (nello specifico) le differenze non sono abissali. Si passa -in summa- dalle mozioni alle… emozioni.

    Certo, i liberali sono più espliciti nel condividere le idee del padronato, ma poi anche nei ranghi leghisti c’è chi non sottace una certa qual simpatia per i mercati.
    Per cui non vedo imponenti solchi ideologici.

    Aggiungerei che in quasi tutti i partiti (chi più chi meno, inutile menare il can per l’aia) ci sono quelli che propagandano tali quisquilie, tra mille pieghe dialettiche.
    E non sono (solo) gli squali della finanza. Che sarebbe, tutto sommato, quasi comprensibile. Il fatto è che spesso e volentieri ti giunge -codesto fondamentalismo teoretico, espresso con formule narrative eleganti e circostanziate- da soggetti facenti parte di quelle categorie di individui che traggono il loro sostentamento economico principalmente in attività totalmente protette, blindate, esclusive.

    Personaggi dalle carriere professionali costruite con formule che sono antinomiche rispetto al credo professato: funzionari di élite burocratiche, operatori mediatici e dirigenti di enti pubblici, magistrati e giuristi, insegnanti universitari, economisti, ricercatori e consulenti avvezzi a programmare il destino degli altri. Dagli ammiragli, ai colonnelli giù fino agli ambiziosi soldatini. Tutti appassionatamente d’accordo nel «relativizzare» il comodo teorizzare, in nome della «flessibilità altrui».

    Ma è ovvio, ragazzi… implementare la flessibilità vale come principio generale, come valore dottrinale.
    Come a dire: non è per me tutto questo «rimodulare il cambiamento di passo».
    Sono ricette, cure e rimedi che valgono per tutti gli altri.
    Ad essere schietto il conflitto liberal/leghista mi lascia totalmente indifferente.

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