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Nuova scuola media dentro al Palazzo degli Studi – di Piero Früh

Questo testo è stato pubblicato come semplice post ma, visto il suo interesse, ci permettiamo di presentarlo come articolo.

Nel suo Rapporto d’esame preliminare, il Dipartimento cantonale del Territorio ha reputato esemplare il documento con il quale il Municipio di Lugano ha proposto la variante di piano regolatore relativa alla “protezione dei beni culturali”: e ciò perché la protezione non si è fermata ai singoli oggetti, ma ha evidenziato anche le valorizzazioni reciproche fra questi e le aree con le quali essi interagiscono. In proposito, quale migliore esempio della Villa Ciani, del Palazzo degli Studi Carlo Cattaneo, della Biblioteca Cantonale? Sono monumenti che si tramandano le rispettive ricchezze di storia e di architettura, esaltate dai singoli valori e dagli ampi spazi del Parco, a sua volta bene storico e ambientale essenziale per l’immagine e l’attrattiva della città.

Purtroppo. il Parco ha già subito amputazioni di superfici e immissioni di costruzioni spurie che hanno inciso negativamente anche nei rapporti fra le costruzioni di valore: in particolare fra la Biblioteca cantonale e il Palazzo degli studi. La visione d’assieme di quest’ultimo risulta infatti gravemente perturbata dalle baracche inserite senza alcun rispetto dell’equilibrio spaziale delle preesistenze.

Queste premesse portano rapidamente ad una conclusione: gli ostacoli alle visioni prospettiche fra i beni culturali inclusi nel Parco Ciani devono essere rivisitati in senso critico, mettendo fortemente in dubbio l’affermazione contenuta nel recente comunicato municipale secondo la quale “andrebbe ricercata una soluzione architettonica di pregio, nel rispetto degli aspetti urbanistici e della sostanza storica esistente”.

Si inserisca dunque la nuova Scuola media all’interno del Palazzo degli Studi e del Palazzetto delle scienze e, in parallelo, non si piazzino altre baracche, ma si proceda anzi all’allontanamento di quelle esistenti. Ciò dovrebbe essere visto come obbligo d’applicazione della Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali, a carico sia del Consiglio di Stato sia del Municipio (che, inoltre, è chiamato a rispettare vincoli e spirito del Piano Regolatore).

Ma, in attesa che ciò si realizzi, dove mettiamo gli studenti? Lugano non offre più prati nei quali sia facile costruire nuove scuole (ma ciò non deve permettere di piazzarle negli spazi delicati). Si esamini perciò cosa offre la sostanza immobiliare esistente. Complice anche l’attuale ristagno economico, l’Amministrazione cantonale non dovrebbe faticare troppo per reperire costruzioni da acquisire (o affittare) per trasformarle in sedi scolastiche.

Per chi non apprezzi troppo le considerazioni culturali, possiamo sussurrare che questa soluzione potrebbe anche comportare un risparmio finanziario e il recupero di costruzioni cittadine non più utilizzate e, perciò, improduttive?

Piero Früh

Relatore

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