Ora, è chiaro che la “svolta” dei democentristi che li vede – in queste elezioni per il Consiglio di Stato – oggettivamente (anche se nessun liberale radicale lo ammetterà mai) alleati del PLR, desta nella Lega una certa inquietudine non disgiunta da una notevole rabbia. D’altra parte il Mattino dovrebbe ammettere che l’UDC è stata sempre trattata come una forza minoritaria e secondaria, in parte ideologicamente vicina, da usare, e senza troppi complimenti. Noi non pensiamo che si possa parlare di “rancore” o di “invidia”. Semplicemente, i democentristi hanno deciso di tentare un’altra strada, poiché la strada della “sinergia” li ha profondamente delusi.
Un giornalista autorevole (che prende talvolta il caffè all’Olimpia) mi parlava così: “Se la Lega si conferma senza l’apporto dell’UDC, dà un bel segnale di forza”. Mostrandosi tuttavia possibilista e oscillante: “Pensavo che il PLR potesse…” “Però il sondaggio Mésoniat-Pisani è serio…” “La Lega è in vantaggio…” “Avete una cioccolata densa?” (Vorrei vedere se l’Olimpia, attorno al cui tavolo ovale lo Stammtisch del blasonato Lions Club Lugano si riunisce ogni venerdì che Dio manda, possa non disporre di una “cioccolata densa”)
“Naturalmente signore. La desidera con panna?”
Poscritto. Ciò che Gabriele Pinoja mi ha detto sabato a Bellinzona non coincide esattamente con il tenore di un commento (rilevante) di Mésoniat, che accompagnava il risultato del primo sondaggio.
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L'UDC aveva sacrosante ragioni per non più sostenere la Lega, nel senso della barzelletta spagnola che vuole che non tutti i ricoverati nei nosocomi psichiatrici siano stupidi: "loco sì, ma tonto no!".
Se i propri voti sono utili o inutili lo decide comunque l'elettore, piaccia o non piaccia all'amico Lorenzo Quadri, che è abbastanza intelligente per sapere e capire, anche se non lo può dire pubblicamente, che ad essere inutili sono solo le recriminazioni della Lega.
Detto questo, personalmente credo che la Lega confermerà i suoi due consiglieri. Bisognerà allora decidere se si tratta di forza della Lega o di debolezza dell'ex partitone.
Esattamente come nel rapporto tra dollaro e euro.