Confermato all’unanimità, egli può continuare. Ma non si creda che l’opposizione interna non esista, si è temporaneamente rintanata in una buca e sta rimuginando il da farsi.
Il premio per la dichiarazione più insensata va con distacco (mi scuserà la gentile candidata) a Elisabetta Gianella, che non ha esitato a scrivere: “Lui infatti i voti per fare il ministro li ha e li ha portati, quelle che sono mancate sono le schede di partito. È dunque sul partito che bisogna interrogarsi, non sul suo leader”. [!!]
Ma se il padre-padrone, che ha fatto tutto, che ha deciso tutto (anche chi dovesse venir eletto in Gran Consiglio), che ha mutato in profondo la linea del partito, impegnandosi alla morte ha portato al partito il 6 per cento, egli non sarà mai ministro, e nemmeno si può ragionevolmente affermare “che abbia i voti per farlo”. Al massimo potrà fare il presentatore di un gioco a premi televisivo di sfolgorante successo.
Per lui si prospettava un futuro di gloria, grazie alle innumerevoli vittorie paterne. Sarebbe dovuto…
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