I contrari sostengono che la soglia salariale minima, proposta dall’iniziativa, non è una risposta per i residenti. “Il Ticino diventerebbe ancora più attrattivo per i frontalieri” . Senza soglia salariale, i frontalieri sono raddoppiati in pochi anni da circa 30’000 a circa 62’000, occupando anche settori tradizionalmente riservati ai residenti.
I contrari sostengono che l’iniziativa è “un pugno alle aziende”. Quali aziende? Quelle che speculano sulla manodopera frontaliera a basso costo? Quelle che sostituiscono il personale residente con personale d’oltre frontiera perché costa meno? Quelle che non assumono più apprendisti residenti perché è più economico assumere un frontaliere già formato a salari lombardi? Questa mancanza di responsabilità aziendale verso il territorio e le persone che lo abitano, costa a noi cittadini e costa allo stato. Queste aziende costano di più di quello che rendono in gettito fiscale, come lo ha evidenziato anche uno studio commissionato per il Mendrisiotto. Costa il loro impatto infrastrutturale, costa il loro impatto ambientale (traffico, occupazione del territorio, costi sanitari) e costa il loro impatto sociale (persone residenti disoccupate o in assistenza). Ci sono invece imprenditori responsabili che vedono di buon occhio l’introduzione di una soglia salariale, perché questo argina la concorrenza sleale nel loro settore, basata sul costo dei bassi salari pagati ai dipendenti.
I contrari sostengono che “L’iniziativa ha problemi di compatibilità con la Costituzione federale che sancisce la libertà economica”. L’iniziativa è compatibile con la Costituzione federale, altrimenti non sarebbe passata all’esame del Parlamento cantonale, che l’ha approvata nel marzo di quest’anno. Una volta introdotto il principio di una soglia salariale Governo e Parlmento decideranno come applicarla.
I contrari sostengono che “nei soli due Cantoni in cui sono state approvate iniziative simili (Neuchâtel e Giura) non sono state ancora applicate” Sì, è vero. Nel Giura è appena stato emanato il messaggio del Consiglio di Stato, che propone una soglia salariale di CHF 19.25 all’ora. Il Parlamento lo sta esaminando. Mentre a Neuchâtel è pendente un ricorso da parte padronale contro la decisione del Parlamento cantonale di adottare una soglia salariale di CHF 20 all’ora. Quindi, malgrado il popolo dei due cantoni abbia aderito all’iniziativa, malgrado il Parlamento abbia deciso, la parte padronale ricorre!
Gli avversari all’iniziativa sostengono che “si tenderà al ribasso degli stipendi”. Semmai è il contrario: senza una soglia salariale i salari ticinesi continueranno a diminuire. Questo trend al ribasso è dimostrato dai dati statistici. Nel 2012 erano 7000 le persone residenti che percepivano salari inferiori ai 3500 lordi mensili. Il divario tra salario mediano ticinese e salario mediano svizzero si è allargato. Nel 2004 era del 13,8%, pari a 760 franchi, oggi i salari del settore privato sono del 16,8% inferiori alla media nazionale, significa che guadagniamo 1’000 franchi in meno dei nostri connazionali.
I contrari sostengono che l’iniziativa “porterà beneficio soprattutto ai frontalieri”. I nostri avversari ammettono quindi che i salari dei frontalieri sono bassi? Ammettono dunque che è unicamente per un criterio di economicità che si assumono frontalieri? Ebbene la nostra iniziativa è la risposta. Fissiamo una soglia salariale minima, cosi non si potrà pagare salari da fame, e cadrà il vantaggio economico di assumere frontalieri al posto di residenti. Riassorbiremo la disoccupazione e diminuiremo i costi per le prestazioni assistenziali (oggi 113 milioni all’anno).
Da ultimo, i contrari ritengono che prima bisogna applicare i contingenti e la preferenza ai residenti, poi si potrà parlare di salari minimi. Questa è una trappola in cui non dobbiamo cadere. I contingenti, concesso e non ammesso che potranno essere applicati, ma solo nel 2017, non risolveranno i nostri problemi che sono: il fenomeno sostitutivo e la compressione al ribasso dei salari. I circa 80’000 permessi di lavoro rilasciati ai frontalieri non saranno toccati dai contingenti. Ce li dovremo tenere. Inoltre dai contingenti saranno esclusi i permessi di breve durata, quelli che più di altri, destabilizzano e precarizzano il mondo del lavoro! In merito alla preferenza ai residenti, la sua applicazione è condizionata ai contingenti e agli accordi bilaterali. Quindi è musica dell’avvenire, forse.
La conclusione dei contrari è che l’unica risposta ai nostri problemi resta il partenariato sociale. Bene. Lo diciamo anche noi. Infatti l’iniziativa non si applicherà ai settori regolamentati da contratti collettivi di lavoro. Ma però bisogna concluderli! Oggi su 48 settori economici, censiti in Ticino, solo 20 sono coperti da Contratti collettivi di lavoro. Altri 14 sono coperti da Contratti normali di lavoro (CNL) imposti dallo Stato, dopo aver accertato una situazione di dumping. Su 14 CNL 3 sono stati avversati da parte padronale. L’ultimo è il ricorso dell’Ordine degli avvocati contro un CNL che prevede un salario di 3300 mensili lordi per le segretarie degli studi legali (il più alto dei CNL). Se questo è partenariato…
Michela Delcò Petralli
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