Obama per il momento sta a guardare e lascia alla Signora Merkel il compito di fronteggiare Putin. Ma questa a Minsk si reca a mani vuote: per trattare efficacemente bisogna invece avere qualcosa da offrire. Ne consegue che le sedute a tre (Putin, Merkel e Hollande) altro non sono che un teatrino per il popolino. Il solo che si dia veramente da fare per sostenere la cancelliera, in verità solo a parole, è il povero Martin Schulz, impotente presidente del Parlamento europeo, che proclama che oramai l’UE ha tolto all’America il “management” della crisi.
La differenza tra Occidente e Russia nelle posizioni di partenza fa sì che per il momento il mondo occidentale non può far altro che limitarsi al contenimento dei danni.
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Sempre dal mio settimanale preferito, un’interessante osservazione di Beatrice Schlag, ripresa da un’intervista sul “New York Times”. Gli esseri umani si dividono spontaneamente in due categorie, sulla base di una decisione presa spontaneamente e spesso inconsciamente verso la quarantina: quelli che vogliono restare giovani e curiosi, interessati e interessanti, e quelli che si lasciano tranquillamente invecchiare. Già verso la cinquantina le due categorie si distinguono nettamente. E cosa è l’impulso che spinge a questa scelta? L’egocentrismo o la mancanza di sensibilità nei riguardi delle persone che ci circondano?
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Spese per la cultura in Svizzera, statistica del 2012, in franchi per abitante del Cantone.
In testa Basilea-Città e Ginevra, 914 e 787 franchi, gli altri dal 388 in giù, 99 per Appenzello interno e 78 per Svitto, ultimi sulla lista. Il Ticino è quinto, a quota 326, davanti al settimo cantone, nientepopodimeno che Zurigo, con 318 franchi. La manìa di grandezza di solito non l’hanno i grandi, ma i piccoli. In Ticino una fiumana di cultura, e ci fa piacere. A preoccupare rimane però il pratico raddoppio del debito cantonale in soli 8 anni di vacche non grasse ma obese.
Gianfranco Soldati
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