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“Sul futuro di Savoia, direttore, stia sereno…” – di Claudia Crivelli Barella

Ho trovato stamani nella bucalettere del portale questo messaggio:

Egregio professor De Maria,    noto che sul suo sito, che leggo sempre con piacere e interesse, abbondano le critiche ai Verdi ultimamente…lei è certamente libero di pubblicare chi vuole e di censurare altri, come la lettera che le ho mandato recentemente, anche se francamente non mi pare meno degna di pubblicazione degli scritti di Krebser o di altri “ex” qualcosa… A proposito, lei (che correttamente si definisce estraneo ai fatti) è in errore indicando i nomi di rilievo della lettera degli “accusatori di Savoia”: l’unico nome di peso (primi/e firmatari compresi) è quello del municipale di Balerna, che è stato un po’ raggirato: le altre firme sono tutte di persone che da anni non sono più attive, se non in certi casi pro forma ad uso mediatico. Ieri abbiamo ancora avuto un’ottima e proficua discussione in Direzione, e le assicuro che il presunto dissenso e malcontento è molto esterno e di poca sostanza (che ci siano molte discussioni interne, è altra cosa). Quindi, stia sereno sul futuro di Savoia… Su quello politico dei Verdi dipenderà da tanti fattori, ma il clima è costruttivo e impegnato, e mi spiace che lei censuri le voci in tal senso.

Le riallego il mio scritto, semmai non le fosse giunto. Cordiali saluti e buon lavoro, Claudia Crivelli Barella

Di positivo c’è, se non altro, il fatto che il mio portale da qualcuno vien letto.

A) Colpisce il termine, usato per ben due volte, di “censurare”. Se non pubblico una lettera (che, tra l’altro, non sono riuscito a trovare nella bucalettere di Ticinolive) non credo di poter essere accusato di praticare la “censura”. Quanto all’articolo di Krebser, l’ho pubblicato NON perché io intenda far campagna contro il Coordinatore ma unicamente perché lo giudicavo interessante.

B) La mia opinione (che non ha alcun peso particolare) sulle ultime vicende è la seguente. Savoia voleva una cosa impossibile e (ovviamente) non l’ha avuta. È stato, in un certo senso, vittima di un fenomeno di autosuggestione (come anche il PPD quanto alla lista per il governo, o l’UDC). Dopo il flop Savoia si sarebbe dovuto, se non altro per coerenza, dimettere. Non per questo sarebbe finito “fuori dalla politica”. Dal punto di vista dell’ “immagine” – che, voglio ammetterlo, non è tutto – sarebbe stata di gran lunga la mossa migliore.

C) Apprezzo Sergio Savoia e lo considero – insieme all’ Unico che fa Qualcosa – uno dei personaggi più brillanti dell’attuale politica ticinese. Ho votato per lui (preferenziale in panachage per il Gran Consiglio).

D) Eccovi infine la lettera “censurata” di Claudia Crivelli Barella.

Impegno verde

Con queste poche righe vorrei tranquillizzare le persone che mi telefonano un po’ allarmate per le voci apparse a mezzo stampa di presunti malcontenti all’interno del partito dei Verdi del Ticino. La mia esperienza, molto positiva, è di un gruppo nel quale si collabora e si discute, a volte animatamente, con sensibilità differenti che vengono rispettate e prese in considerazione all’interno del gruppo e con un coordinatore riconfermato con molta soddisfazione e fierezza dalla maggioranza del gruppo, in modo trasparente e democratico.

Vi invito a non drammatizzare il calo di schede alle cantonali, dovuto a tanti fattori, che si ripercuote anche a livello svizzero (se avessimo agito in modo differente, siete certi che non avremmo perso ben di più?), tra cui purtroppo un gioco al massacro di persone che hanno cercato di distruggere la credibilità che stiamo acquisendo con un lavoro serio sul campo, ognuno nei propri ambiti. A nessuno di noi è mai stato impedito di impegnarsi concretamente per i temi che ci stanno più a cuore, ad esempio a Mendrisio lo stiamo facendo, in tre contro tutti.

I risultati non sono tutto in politica, contano certamente di più la fedeltà agli ideali e il rispetto per le persone, ma è anche vero che se non siamo eletti, possiamo fare ben poco, e in questo senso è un atteggiamento miope l’alzare il fuoco amico invece di collaborare: nessuno vince da solo, tutti perdono cercando di distruggere i Verdi. Dividerci non avrebbe senso: ognuno di noi rappresenta sensibilità differenti e preziose, che nessuno ha mai cercato di tarpare. Io stessa mi sono espressa più volte su temi che non tutti condividevano, e nessuno ha mai cercato di ostacolarmi o non ha rispettato un pensiero differente, e questo anche per altre/i che si sono espressi con tematiche arricchenti per tutto il partito. Qualcuno pensa che non si trattino abbastanza temi verdi? Prego, c’è tutto lo spazio per esprimersi e dare un contributo attivo e costruttivo.

Claudia Crivelli Barella, consigliera comunale verde a Mendrisio


Relatore

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  • Inizio con cose già dette e non riferite allo specifico, sia ben chiaro.
    Come si dice… ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    Partiamo dal presupposto (un presupposto è quasi sempre soggettivo, spesso arbitrario) secondo il quale quando ci si incammina sulla strada della
    «difesa degli indifesi» il tragitto si fa arduo. Direi… impossibile.
    Si entra nel territorio di chi non può permettersi di commettere errori.
    Si corre il rischio di affossare tutto il paradigma difensivo.

    Gli “indifesi” potrebbero restare di nuovo orfani di una difesa.
    E tutti gli altri “difensori” attivi verrebbero messi in difficoltà.
    Altri ancora ne trarrebbero benefici.
    Ne va di tutta la categoria. Insostenibile fardello.
    Certo ci sono errori ed errori. Indifesi e indifesi. Difensori e difensori.
    Ma la faccenda la vedo un po’ così.

    Inoltre si vive in una società dove, per mille motivi, la «difesa degli indifesi» è mestiere negletto. È sovente lasciato all’iniziativa dei singoli.
    Proprio nello stile attualmente di moda.
    … “Ognuno a rincorrere i suoi guai/Ognuno col suo viaggio/
    Ognuno diverso/Ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”…
    Per decreto economico, finanziario, come pure ideologico.
    E poi non si può pretendere di ottenere risultati immediati.
    Sono processi lunghi. Logoranti. Complessi. Frustranti.

    Per giunta bisogna pur dirlo, insomma, non tutti amano la presenza di troppi difensori tra i piedi. Li si considera ostacoli al profitto. Alle libertà…
    Poi ci sono i difensori “per antonomasia” quelli “classici/omologati” un po’ gelosi del proprio mestiere. Che rivendicano il proprio primato. Detestano le invasioni di campo.

    Senza dimenticare gli anti-«difensori degli indifesi». Retribuiti e notevoli.
    E per decreto economico, finanziario e ideologico, il loro verbo è addirittura «quotidianamente» diffuso.

    Poi c’è chi non desidera essere difeso.
    C’è chi si rifiuta di avere un difensore d’ufficio.
    C’è chi crede di essere già sufficientemente difeso. Protetto.
    E poi, come ci dice Žižek, ci sono perfino i difensori… (sss… sono uno di loro) delle cause perse.

    Proprio perché non bisogna dimenticare che esiste,
    oltre alla circostanza minuta, un assieme strutturato.
    Il micro e il macro. Il cortile e la metropoli.
    Il salariato e il… sistema economico.
    La democrazia del 99% … ma… il potere dell’uno per cento.

    Resta un fatto inoppugnabile: in Europa ci sono 25/30 milioni di disoccupati.
    Senza contare i working poor.
    Noi siamo in tutto (retribuiti protetti, difensori e indifesi) 347mila.
    Quanto basta per dar ragione a Žižek.

  • La signora si metta l'animo in pace: Il futuro di Sergio dentro i verdi-prezzemolo non interessa a nessuno. Fuori magari a qualcuno, fuori-fuori a chi non importa un tubo di essere rappresentato nel carrozzone arrugginito del politichese.

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