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Primo d’agosto senza frontiere – Un testo sul quale riflettere

Ho pubblicato il testo seguente dapprima sulla mia pagina Facebook, per verificare se ci fossero reazioni. Sono arrivate numerose e spontanee. In genere tutte negative, fatta eccezione per l’on. Massimiliano Ay, deputato comunista.

A mio avviso la parola chiave che appare nel testo è IRRESPONSABILITÀ. Il significato che gli organizzatori  dell’evento attribuiscono ad essa è ben chiaro. Il significato che io attribuisco ad essa è diverso, e precisamente:
parlare per retorica e pregiudizio ideologico senza pensare alle conseguenze reali di ciò che si declama. 

Leggendo queste righe si ha l’impressione che per certuni qualsiasi migrante bisognoso, che si affacci alla nostra frontiera per qualsiasi fine e sotto qualsiasi condizione e qualsiasi pretesto, venga prima del nostro stesso popolo.

Munito di illimitati diritti, lasciando a noi tutti i doveri (e le imperdonabili colpe).

* * * * *

1° agosto senza frontiere, Chiasso, piazza Indipendenza, ore 11-16

Patria è umanità
Josè Marti, patriota cubano

Durante il primo d’agosto, festa nazionale svizzera, cogliamo l’occasione per festeggiare i valori più belli che nel corso dei secoli hanno accomunato intere generazioni: l’accoglienza, l’ospitalità per i rifugiati e gli esiliati, la solidarietà, la multiculturalità, l’umanità, il plurilinguismo.

All’irresponsabilità di chi vuole i muri alle frontiere contrapponiamo il nostro essere aperti e solidali, accoglienti e generosi, ospitali verso chi fugge dalla guerra e dalla miseria per cercare un’oasi di tranquillità e di rispetto. Questo primo d’agosto senza frontiere si pone come obiettivo un momento in cui evidenziare quelli che per noi dovrebbero essere i valori che hanno fatto della Svizzera una terra d’accoglienza, di integrazione, di protezione dei bisognosi, di apertura, di rispetto per le minoranze.

Vogliamo anche smarcarci da chi invece aspetta con ansia un’ulteriore occasione per ribadire litanie che fomentano xenofobia e odio, con discorsi retorici, nazionalisti e populisti. Vogliamo festeggiare una Svizzera aperta ai migranti e ai richiedenti l’asilo, contraria alle esportazioni di armi, allo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, solidale con le organizzazioni terzomondiste.

La patria che vogliamo è una Svizzera ricca delle culture che la popolano, ospitale ed aperta, con la mano tesa al resto del mondo, umanitaria.

(stopallignoranza, mail inviata da Giancarlo Nava, di Bel Ticino)

Relatore

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