Nella cronologia “ghislettiana” – decisamente parziale e strumentale – si omette infatti di dire che il congelamento (non il rifiuto) della decisione di rafforzare le misure di accompagnamento è stata decisa a livello nazionale con l’accordo delle parti sociali rappresentate da Valentin Vogt per le PMI e l’Unione degli imprenditori e sull’altro fronte dal senatore socialista Paul Rechsteiner per l’Unione sindacale (non un Carneade, tanto per intenderci, visto che siede in Parlamento da ben 25 anni e in lizza per un nuovo mandato al Consiglio degli Stati). A dirlo non sono solo io, o la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), ma lo stesso ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann. E che i San Tommaso verifichino pure, ad esempio ripescando l’articolo apparso su questo giornale lo scorso 2 aprile. A pesare sulla decisione, come detto condivisa dalle parti sociali, non è certo la volontà di gabbare i lavoratori, ma la necessità di capire quale sarà l’evolversi del dossier post 9 febbraio e di assorbire gli effetti dell’apprezzamento del franco, che sta penalizzando non pochi settori, basti pensare ai recenti dati sulla forte diminuzione delle esportazioni. Si è invece proceduto – giustamente – a un aumento incisivo delle sanzioni, passate da 5’000 a 30’000 CHF. Tolleranza zero per chi abusa, senza però sparare nel mucchio, colpendo anche chi più che problemi crea lavoro, benessere e ricchezza.
Ma non è tutto. Ghisletta si dimentica anche di dire – sarà la canicola o più probabilmente la campagna elettorale – da dove provengono le proposte per il momento congelate. Giova allora ricordarlo: la maggior parte di quelle proposte sono state formulate dal Consiglio di Stato del Canton Ticino (dove siede un solo socialista, per giunta non a capo del dipartimento competente) con il sostegno della Deputazione ticinese alle Camere federali (dove siede un solo socialista) e fatte proprie da un Gruppo di lavoro misto composto da rappresentanti di Confederazione, Cantoni e parti sociali, dove sono presenti gli stessi sindacati, accanto al padronato. Anche questo può essere verificato dai San Tommaso, rileggendo il Comunicato stampa del Dipartimento finanze ed economia dello scorso primo aprile – e non è uno scherzo – dove si ribadiscono gli sforzi fatti, cito, “grazie alla preziosa collaborazione con la Deputazione ticinese alle Camere”, per proporre misure concrete ed efficaci per contrastare gli effetti perversi della libera circolazione delle persone. Legittimo che Ghisletta, di quella Deputazione, ambisca a farne parte, ma si astenga dal denigrare il lavoro di quella attuale.
Invece di cercare visibilità a tutti i costi per legittimare la sua ennesima candidatura, Raoul Ghisletta si impegni piuttosto – come fa chi scrive insieme a tanti altri – di sensibilizzare le istanze bernesi sui problemi del Ticino Va bene gridare alla luna, ma in questo momento abbiamo bisogno di trovare soluzioni praticabili e possibilmente condivise.
Fabio Regazzi, consigliere nazionale e presidente AITI
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