Ghiringhelli sta perdendo la pazienza – Burqa, a che gioco giochiamo?

Divieto di dissimulare il volto in pubblico: o subito una legge di applicazione oppure una nuova iniziativa popolare!

L’idea-minaccia di Ghiringhelli può sembrare geniale, ma io non ne sono così sicuro. Nuova iniziativa elaborata in vista di una legge d’applicazione? Io me li vedo i furbacchioni (“noi non facciamo niente, loro ci metteranno un altro po’ d’anni, moriranno di vecchiaia…”)

Che gli “addetti” non ne vogliano sapere è più che evidente, tirano in lungo e accampano tutte le scuse possibili e immaginabili. Il fatto che l’articolo sia stato approvato dal popolo sovrano è per loro l’ultima delle preoccupazioni.

La situazione è simile (per certi versi) a quella che si è creata con l’iniziativa sulla Civica. Bertoli la guarda con profonda antipatia, non fa niente e si comporta come un muro di gomma. Tanto (pensa lui) prima o poi il dottor Siccardi, Lorenzo Quadri, Iris Canonica (e altri) si stancheranno.

* * *

Onorevole Consigliere di Stato Norman Gobbi,

mi è stato segnalato che la NZZ di oggi ha dedicato un’articolo alla nostra iniziativa antiburqa, a firma Peter Jankovsky, tirando fuori nuovamente la questione delle turiste e interpellando il presidente della commissione della Legislazione, Andrea Giudici, il quale ha indicato la primavera 2016 come termine per l’approvazione della “leggina” di applicazione attualmente in discussione in Parlamento. Un termine decisamente troppo lungo se si pensa che sono già trascorsi 4 anni da quando l’iniziativa è stata dichiarata ricevibile e 2 anni da quando è stata plebiscitata dal Popolo.

Tanto più che a essere in discussione attualmente è solo la “leggina” che fra l’altro era già stata discussa e approvata dal Gran Consiglio un paio d’anni fa come controprogetto all’iniziativa, per cui se il testo andava bene allora non si capisce perché ora solleva tanti dubbi e perplessità in Commissione: forse che il Parlamento aveva proposto una “boiata” come controprogetto ?

C’è da presumere che altro tempo verrà poi perso per la legge ad hoc alla francese che il nostro Comitato già un anno fa aveva indicato come soluzione migliore e che Lei ci aveva assicurato di voler proporre in un secondo tempo. Siamo sempre del parere che la Legge sull’ordine pubblico non sia il “contenitore” ideale per un divieto il cui principio è stato inserito a furor di Popolo nella Costituzione non tanto per problemi legati alla sicurezza quanto a salvaguardia di determinati principi e valori ritenuti giustificati per la nostra società democratica anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

E’ mio dovere informare Lei e il presidente della Commissione (che ci legge in copia) che il comitato dell’iniziativa è preoccupato per gli incomprensibili ritardi che si profilano all’orizzonte e stiamo seriamente valutando la possibilità di lanciare un’iniziativa elaborata per proporre noi una legge di applicazione alla francese: vi lascio immaginare come sarebbe accolta questa iniziativa dai ticinesi, stufi di veder circolare in Ticino un numero crescente di donne con il velo integrale, e quale figuraccia farebbe un Gran Consiglio che non è nemmeno in grado di applicare in tempi rapidi una chiarissima decisione presa dal Popolo e che non richiede particolari studi per la sua applicazione, visto che come detto esiste già un testo approvato a suo tempo dal Gran Consiglio quale controprogetto all’iniziativa e che fra l’altro in votazione popolare aveva raccolto più del 50% dei consensi (anche se poi il Popolo aveva preferito inserire il principio del divieto di dissimulare il volto nella Costituzione cantonale anziché in una semplice legge, proprio anche per mettere tale divieto al riparo dai soliti giochini della politica).

A nome del comitato ribadisco che onde evitare altre perdite di tempo e onde evitare una nuova raccolta di firme le possibilità che si prospettano sono due: o si approva in tempi molto rapidi la “leggina” attualmente all’esame e si passa subito dopo all’esame di una legge ad hoc più dettagliata, oppure si rinuncia a inserire la “leggina” nella Legge sull’ordine pubblico e si procede subito all’esame di una legge “ad hoc” concernente solo il divieto di dissimulazione.

Infine, a tutti coloro che in barba al voto popolare e in barba anche al principio secondo cui la legge è uguale per tutti continuano per meri motivi venali a chiedere di fare eccezioni per le turiste in burqa (povero turismo ticinese se siamo ridotti a tanto…) , faccio notare che entro un mesetto verrà lanciata a livello nazionale un’iniziativa popolare basata sul testo costituzionale già approvato in Ticino e che chiederà di introdurre il divieto di dissimulare il volto in tutta la Svizzera: tale testo elencherà pure le possibili eccezioni, fra le quali non figurano le turiste in burqa o in niqab. Quindi, su questo punto, è ora che tutti si mettano il cuore in pace e che la si smetta di sollevar fumo e polemiche per niente.

Cordiali saluti. Giorgio Ghiringhelli

Relatore

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  • Quando ho firmato, l'ammetto, "distrattamente", a favore dell'iniziativa di Ghiringhelli pensavo:

    1) che il divieto di indossare il burqa e il niqab fosse declamato in modo esplicito

    2) che esso fosse limitato ai luoghi pubblici, cioè di proprietà di tutti i cittadini di un Comune (strade, piazze ecc.)

    Con rammarico ho poi scoperto:

    1.1) che il divieto non era esplicitamente diretto contro il burqa e il niqab, ma era un generico divieto a dissimulare il volto (questo strattagemma "alla francese", mi fu spiegato, era stato adottato per non apparire discriminatori contro il burqa e il niqab).

    2.1) che il divieto era applicabile non solo ai luoghi pubblici definiti come sopra, ma anche agli esercizi privati aperti al pubblico (bar, ristoranti, hotel ecc.).

    Conseguentemente, resomi conto dell'errore commesso, ho votato poi contro l'iniziativa.

    Infatti:

    1.2) se, nella legge di applicazione, si ammettono "eccezioni" al divieto di dissimulare il volto (ad es. sciarpe anti mal di denti e mascherine antipolline o antismog, entrambe abbinate a occhialoni neri e velo o cappello in testa) il marito musulmano che intenda dissimulare il volto della propria sposa potrà legalmente ricorrervi.
    Non riesco ad immaginare nessuna legge di applicazione che possa impedire una cosa del genere, perché "chiunque" può trovarsi nella necessità di coprirsi il volto in questo modo. Quindi se, con il divieto del burqa e del niqab si intendeva salvaguardare la dignità femminile, l'obiettivo è chiaramente mancato. Inoltre la soluzione alla francese mi sembra "ipocrita". Se il burqa e il niqab non sono graditi si doveva scrivere esplicitamente, come io avevo inteso, "divieto di indossare il burqa e il niqab".

    2.2) se la maggioranza dei cittadini decide che nelle strade e nelle piazze non devono circolare persone che indossano il burqa o il niqab, essendo loro i proprietari di quelle strade e di quelle piazze, bisogna inchinarsi alla loro volontà. Ma lo stesso diritto di proprietario deve essere riconosciuto al proprietario di un bar o di un albergo il quale può liberamente mettere all'ingresso del suo esercizio una targa del tipo: "in questo locale l'uso del burqa e del niqab sono ammessi", lasciando poi agli avventori del suo esercizio la libertà di soggiornarvi oppure no. Da questo punto di vista l'iniziativa di Ghiringhelli è un'aperta violazione della proprietà privata altrui.

    Forse è a causa di questo guazzabuglio giuridico che la legge di applicazione stenta a venire fuori.

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