La democrazia, la sinistra e l’ Europa – di Carlo Curti

Immagine tratta dal blog www.libernazione.it

Oggi c’è un esperimento in corso il cui esito è, aggrappandoci al più sfrenato ottimismo, incerto. Il liberismo finanziario sta imponendo una nuova forma di colonialismo ai paesi affiliati con il consenso dei loro governi. L’Europa è il suo laboratorio principe e questo dovrebbe allarmare (ma si dovrebbe dire molto, molto di più) i democratici e chiunque si dica di sinistra.

Due sono i test che in questo momento passano alle prove di laboratorio, vediamoli:

Test sulla democrazia:

L’apparato democratico di un paese forte può cancellare la volontà democratica di un paese debole con il controllo dell’opinione pubblica facendo sì che gli interessi del paese più forte diventino quelli delle altre nazioni sue alleate. Il consolidamento perpetuo di un gruppo di istituzioni non elette (Eurogruppo, Bce, Fmi, Ce) nella strategia di neutralizzare e punire ogni decisione democratica che disobbedisca agli ordini del paese dominante. La demonizzazione del paese più debole per renderlo “incomprensibile” agli elettori degli altri paesi europei, con particolare attenzione per quelle nazioni potenzialmente più disobbedienti.

Quello che il capitale finanziario sta facendo oggi con la Grecia si può definire come la seconda operazione di colonialismo del 21° secolo, dopo la “missione di stabilizzazione” ad Haiti nel 2004. Il ritornello dato alla stampa è sempre lo stesso: “Tutto ciò che facciamo lo facciamo nel vostro interesse”.

La liquidazione definitiva della sinistra***

In Europa non c’è posto per chi si batte per un’alternativa alle politiche di austerità dettate dal paese egemone. Per questo si lavora alacremente a causare la sconfitta dei partiti di sinistra, non disdegnando di punire pesantemente quelli che osano disobbedire.

Far credere agli elettori che la sinistra non li rappresenta più. Ora che Syriza è stata ricondotta all’obbedienza dell’austerità nonostante il NO popolare, sarà più semplice far passare il concetto che la sinistra(moderata o radicale) non possa più rappresentarli. Oggi Syriza, domani Podemos, Occupy e qualsiasi altra sigla alternativa.

Per anni a sinistra si è strogolato tra chi credeva che la cosa migliore fosse convivere con l’euro e chi intendeva abbandonare la moneta unica. Sofismi inutili: Nessun paese può lasciare la moneta unica in maniera ordinata pena, se qualcuno arrivasse ad osare tanto, l’espulsione e il caos inesorabile. Stesso discorso per la “ristrutturazione del debito” (altro tema caldo a sinistra). Anche qui niente, nessun compromesso: La ristrutturazione avverrà solo e quando sarà funzionale agli interessi dei creditori, cioè alle politiche dei soliti FMI, CE, BCE.

In Europa, quindi, è facile intuire come di democrazia ce ne sia ben poca e solo una cosa certa: per sopravvivere a questi “esperimenti” del capitale finanziario la sinistra dovrà rifondare se stessa oltre l’immaginabile.

Ma per questo ci vorrà molto coraggio, audacia e creatività, tutte cose di cui oggi non si intravvede neppure un barlume.

Carlo Curti, Lugano

*** Fosse vero! In realtà la sinistra pullula, si sono infilati dappertutto, sbucano da ogni angolo. Sono un’autentica calamità. (fdm)


Relatore

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  • Uella Curti, sintetico e pugnace.

    Certamente il pensiero unico attuale utilizza metodi all’apparenza soft e ha un’impatto devastante perché non ci sono antagonisti. Un vero e proprio sistema ideologico che partendo dall’ormai famigerata Scuola di Chicago diffonde la buona novella del libero mercato. E che è stato in grado di contagiare ogni aspetto dell’umano senza sollevare veri dissensi. Ne è la prova (nel nostro piccolo) il tedioso teatrino elettorale in vista delle federali che mette al centro la “fondamentale”, “essenziale”, “vitale” tematica relativa al mandato della Consigliera EWS.

    Peccato, perché basterebbe un brevissima lista -ridotta all’essenziale- per definire con chiarezza i temi con i quali l’inesistente politica dovrebbe invece confrontarsi: la predazione economica, il consumo sfrenato delle risorse, la supremazia del forte sul debole (darwinismo sociale), la destabilizzazione economica di intere aree geopolitiche (causa) con la conseguente ondata migratoria essenzialmente gestita dalla malavita organizzata (effetto), la componente liberticida nel sostegno a dittature sanguinarie finalizzato a vantaggi economici, i continui tentativi di corruzione della/nella politica degli Stati. In breve discutere sugli effetti devastanti di una linea economica (quindi politica) stabilita da organismi privati e subita dagli Stati, posti nel ruolo di ostaggio con la conseguente perdita di sovranità del cittadino. Quest’ultima spesso controbilanciata con l’aumento dell’aggressività interpersonale. E qui ci sarebbe un lungo, anzi lunghissimo, discorso da affrontare…

    Intanto per non apparire démodé, per non essere scomunicati, per non essere lasciati dal/dalla fidanzato/a vedi tanti umani soffocare ogni presa di coscienza razionale, pur di non dover ammettere -anche e soprattutto a se stessi- di ragionare (inconsapevolmente) nei termini “proibiti” dall’establishment. Quindi tutti a tifare "liberale": neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberisti, liberal-radical, liberal-socialisti, per paura di essere messi fuori dalla porta.

    In realtà non è di «sinistra» che pullula il mondo ma proprio del pensiero unico turbo-liberale, in crescita nei sondaggi. Tutti appassionatamente "liberali" nella speranza di non cadere nella pericolosa condizione di… dissidente.

    Tanto basta per giungere alla conclusione che il finanzcapitalismo è, nella sua essenza più organica e dissimulata, una società mercantile «politicamente scorretta». Per proprietà transitiva e con altrettanta insolente determinazione si potrebbe tranquillamente affermare che: approvando per principio il liberismo finanziario, si approva implicitamente un sistema politicamente scorretto.

    Ridicolo lo specioso e quotidiano richiamo a una politica di libertà e di giustizia ha ormai consapevolmente assunto le forme di un astratto esercizio di letteraria predicazione e purtroppo di tragica propaganda. Così forte ed estesa da diventare la… narrazione egemone.

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