Il candidato Ghisletta si batte gagliardamente per l’elezione, anche se il suo partito (Bertoli, Carobbio, Interim) lo ha conciato per le feste. Oggi polemizza con l’on. Fabio Regazzi e gli “rinfresca la memoria”. Stiamo a vedere se Regazzi risponderà.
La “ricetta” PS: a) Libera circolazione a gogo medicata da b) Misure d’accompagnamento inefficaci, risulta chiaramente fallimentare. Adesso (molti, quasi tutti) lo vedono. Non si dice forse: meglio tardi che mai?
Le proposte dei sindacati ticinesi ci sono e sono state trasmesse al sindacato nazionale, come pure al Segretariato di Stato all’economia: facilitazione del conferimento dell’obbligatorietà generale ai contratti collettivi di lavoro, salari minimi di 4’000 Fr mensili nei contratti normali di lavoro, limitazione del numero di precari nelle aziende, miglioramento della protezione dei rappresentanti del personale e di chi denuncia abusi, contratto di lavoro scritto, divieto di pagamento in contanti, pagamento solo in franchi svizzeri, lotta ai falsi stages, lotta ai fallimenti in catena, rafforzamento delle norme antidumping nelle commesse pubbliche, verifica caso per caso dei lavoratori distaccati, aumento degli ispettori, ecc. La lista completa delle misure si trova sul sito VPOD Ticino. Se queste norme non saranno adottate dal Parlamento federale, a mio parere, è impossibile continuare con la libera circolazione delle persone. Sempre più persone, di tutti gli orizzonti politici, sono d’accordo che la libera circolazione delle persone non può condurre allo strapotere dei datori di lavoro e non deve portare al libero sfruttamento di chi lavora per permettere ad alcuni di fare guadagni facili e immorali.
In un recente articolo apparso sul Corriere del Ticino il consigliere nazionale PPD, on. Fabio Regazzi, dimostra di avere la memoria corta su come si sia arrivati a questa spiacevole situazione e cerca di buttare la colpa sugli altri. Potrei elencare i voti di Regazzi in Consiglio nazionale contrari a maggiori tutele per i lavoratori (come ad es. l’obbligo di pagamento in franchi svizzeri o un’incisiva responsabilità solidale nelle commesse pubbliche). Mi limito qui a ricordare l’elemento più importante, per rinfrescargli la memoria: la procedura di consultazione, terminata il 19 dicembre 2014, sul progetto di Legge federale sull’ottimizzazione delle misure collaterali alla libera circolazione delle persone. In questa consultazione il progetto venne letteralmente fucilato da parte di UDC, PLR, PPD e Padronato. Il progetto conteneva una modifica della legge sui lavoratori distaccati, del Codice delle obbligazioni e della legge concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro. Le misure collaterali alla libera circolazione delle persone, secondo il Consiglio federale, dovevano essere ottimizzate per mezzo di un aumento del limite massimo delle sanzioni amministrative, di un’agevolazione del conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro e di una definizione delle condizioni per la proroga di un contratto normale di lavoro. A seguito della fucilazione da parte di UDC, PLR, PPD e Padronato il 1. aprile 2015 il Consiglio federale ha formalmente rinunciato a proporre il pacchetto di ottimizzazione, se si eccettua l’aumento del limite massimo per le sanzioni amministrative. Quale fu la reazione del Canton Ticino? In un comunicato dello stesso giorno “il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) prende atto con rammarico della decisione di sospendere il progetto”. E alla stessa stregua reagirono tutti i sindacati nazionali, ai quali si può rimproverare molta ingenuità nell’adesione alla libera circolazione dei lavoratori senza aver ottenuto solide tutele, ma non di essere restati con le mani in mano sul fronte delle misure d’accompagnamento mano a mano che crescevano i problemi. E quale fu la reazione di Regazzi al congelamento delle misure d’accompagnamento? Egli si limitò a costatare che l’arresto del progetto “paradossalmente può avere effetti benefici perché diminuirebbe il rischio che le imprese scelgano una delocalizzazione.” Vista la situazione in cui versa il mondo del lavoro in Ticino, ogni commento è superfluo!
Raoul Ghisletta, candidato PS al Consiglio nazionale
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