Detto, fatto. Ma sono rimasto perplesso. La TV era accesa e le notizie si susseguivano e si rincorrevano, belle, incalzanti, alla fine trionfali. Rusconi non si è fatto vedere. Chiesa non si è fatto vedere. Pinoja non c’era. Galeazzi non l’ho visto. Lara Filippini, lei sì. Marchesi non c’era. Del Don non c’era. Alla fine ho intravvisto Fornera.
Mi aspettavo di udire degli applausi, degli evviva. Che qualcuno facesse stappare una bottiglia di spumante. Avrei potuto farlo io, ma non mi sembrava il caso. Dopo tutto, non ero che un giornalista ospite.
Una larga vittoria, che coinvolge tutto il nostro Paese, dopo otto anni di amaro Purgatorio. “Festeggiata” in sordina, senza entusiasmo, senza gente, senza bollicine. Senza nessuno che sapesse pronunciare le parole giuste.
Chiesa succede a Rusconi. Il partito sfiora l’undici per cento, un risultato eccellente. Ghiggia, candidato d’area, è pronto per il ballottaggio e si batterà fino in fondo.
Tutto sommato, non è andata affatto male.
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