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Il bridge allena il nostro cervello – di Maurilio Morganti

Il direttore dei corsi di bridge dell’ABL Associazione Bridge Lugano Maurilio Morganti ha scritto al Corriere del Ticino questa interessante lettera.

Il CdT del 16 ottobre ha dato ampio risalto alla decisione della Corte suprema del Regno Unito che ha sentenziato che il bridge – malgrado l’impegno mentale che impone – non è uno sport, attributo che secondo i giudici di questa corte va riservato alle attività che contribuiscono a mantenere «fisicamente in forma la nazione». Da decenni le opinioni divergono sul fatto che gli «sport della mente» siano catalogabili come sport a tutti gli effetti, compreso il finanziamento delle rispettive federazioni da parte degli enti pubblici, comitati olimpici nazionali ecc. Sta di fatto che in molte Nazioni il bridge è comunque considerato uno sport con competizioni nazionali, internazionali, campionati mondiali e olimpiadi sia a coppie che a squadre. Per una corretta informazione ricordo che:

– il bridge è sport riconosciuto dal comitato olimpico internazionale dal 1999 ed è stato sport dimostrativo alle Olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City;
– molti comitati olimpici Nazionali sostengono e sovvenzionano il bridge e in numerose nazioni è materia di insegnamento scolastico facoltativo;
– nutro qualche dubbio che gli «sport della mente» non contribuiscano a mantenere «in forma la nazione». Al contrario, sono convinto che il bridge sia una disciplina che aiuta giovani, adulti e anziani a mantenersi in forma perché è un gioco intelligente, profondo, rispettoso, strategico e tattico che richiede memoria, ragionamento, logica, concentrazione, capacità decisionali e teamwork;
– il bridge è per tutti una sana ginnastica per il cervello atta a tenerlo vigile, pronto e giovane, allo stesso modo che un esercizio fisico tiene vigorosi i muscoli: è per la mente ciò che l’attività fisica è per il corpo. Mens sana in corpore sano.

In conclusione, che lo si consideri sport o meno, il bridge è diffuso in tutto il mondo e giocato a livello agonistico richiede una intensa preparazione tecnica e un grande impegno psicofisico.

Maurilio Morganti, responsabile della Scuola bridge dell’Associazione Bridge Lugano


Relatore

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    • Ho sempre sostenuto che i principianti sono il nostro futuro, anche se non giovanissimi. La generazione dei giocatori più esperti è nettamente sopra alla settantina.... poi c'è un baratro di una ventina d'anni.
      Purtroppo ci sono giocatori che si comportano come se non avessero mai iniziato - nati maestri? - Devo dire che anche dei nomi che si leggono da queste parti non rappresentano proprio un incoraggiamento... Però forse è soprattutto la pazienza che manca. Tutti commettiamo errori, che ripetiamo finché il concetto non ci è chiaro.
      Ci vuole tanto poco a indicare quale è il gioco corretto e la regola di base e in generale si imparerebbe molto più velocemente. In generale, perché non tutti impariamo alla stessa velocità.

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