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Studio dell’IRE, ma fatemi il piacere… – di Piero Marchesi

La disfida, virulenta, continua. Mi piacerebbe fornirne una mia semplice (forse troppo semplice) interpretazione. La SECO pensa: “Adesso questi Populisti li sistemo io, con un bello studio scientifico”. Come ha scritto, più volte, Pontiggia: di fronte alla scienza (una specie di trattato di Algebra superiore, provvisto di teoremi, corollari e lemmi) bisogna arrendersi. 

Detto, fatto. Il professor Rico Masoch mette la testa sotto la ghigliottina (la quale è stata progettata dal dottor Guillotin per funzionare in uno specifico, inquietante modo). Poi si stupisce e si arrabbia. Ma… era l’unica cosa che potesse succedere!

Certo, autorevoli soccorritori non mancano. Oltre al già citato Pontiggia, niente di meno che il presidente dell’USI professor Martinoli (il quale dovrebbe però lasciare certe etichettature naziste a Raoul Ghisletta, che ne ha il copyright).

I Populisti hanno estratto dall’arsenale l’artiglieria pesante e attaccano in forze. Alla fine, immagino, ne avranno il maggior vantaggio. L’operazione SECO (“adesso gliela facciamo vedere noi a questi Napoli”) si è rivelata infinitamente maldestra e si concluderà in un grosso guaio. Beh, se non altro i media hanno qualcosa da scrivere.

Adesso spara Marchesi. Prego, si accomodi.

Articolo pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore.

Le reazioni scomposte del direttore dell’IRE, Rico Maggi, di fronte alle critiche sullo studio tarocco dell’Istituto di ricerche economiche – perché è di uno studio tarocco che stiamo parlando – sono lo specchio del clima che impera intorno a chi osa sollevare perplessità su un lavoro lautamente pagato con il denaro dei contribuenti ticinesi.

La sostituzione sistematica del personale residente con quello che proviene da oltreconfine è uno squallido fenomeno di cui tutti sono al corrente e che l’IRE, se avesse formulato le domande corrette alle aziende a cui si è rivolto, sarebbe stato costretto ad ammettere. Ma dal momento che lo studio di cui sopra non ha alcuna base scientifica, bensì di mera propaganda, non è stato in grado di centrare il problema.

Quando gli autori, eccezion fatta per Rico Maggi, non hanno alcun legame con il territorio di cui parlano (sono quasi tutti italiani), e quando in uno studio, definito scientifico solo da coloro che l’hanno messo a punto, si formulano ipotesi come “La decisione in favore di una nuova persona dall’estero è stata casuale. Lui/lei semplicemente ha rappresentato la migliore corrispondenza con le vostre esigenze”, c’è solo una cosa da fare: piangere. Non sarà una reazione dettata dalle formule matematiche, dalla razionalità e dai più sofisticati parametri della scienza, ma è l’unica reazione che possa essere contemplata.

Del resto, su nove domande rivolte dagli esperti dell’IRE alle aziende, una sola riguarda i salari. Una. E quando si lavora in questo modo non si può fingere che lo studio non sia stato pilotato per dimostrare il contrario della realtà con cui si trovano confrontati quotidianamente migliaia di ticinesi disoccupati e in assistenza sociale.

Già, l’assistenza sociale. L’IRE sa forse cos’è? No? È quell’angosciante zona d’ombra che sfugge ai sostenitori del “tout va bien madame la marquise” e che l’IRE non ha mai neppur preso in considerazione. Ecco cos’è l’assistenza sociale.

Ciò che è uscito dalle porte dell’Istituto di ricerche economiche è dunque qualcosa di completamente disancorato dalla realtà, concepito con parametri anacronistici e che, soprattutto, ha volutamente tenuto nascosto sotto il tappeto la situazione della società reale. Quella che un amministratore della cosa pubblica, come il sottoscritto, si trova ad affrontare a ritmi pressoché quotidiani.

Sino a non molti anni fa, i frontalieri erano effettivamente impegnati in attività professionali che i ticinesi snobbavano. Ma ora la situazione è completamente diversa. E i frontalieri, formati molto più di un tempo, intraprendenti e spinti dalla necessità di trovare lavoro all’estero, sono così numerosi perché disposti ad accettare stipendi che, in Ticino, non permettono di vivere. È da questo punto che uno studio serio sarebbe dovuto partire. Non da domande concepite per avere la risposta desiderata, come se fossimo in Corea del Nord.

Ignorare questi aspetti, fingere che un imprenditore risponda che lui il frontaliere l’ha assunto solo perché non ha trovato ticinesi, è quanto di più patetico uno studioso serio possa offrire. Va da sé che l’unica soluzione in grado di raddrizzare un mercato inquinato da fattori che non possono essere combattuti lasciando fare tutto al mercato, è tradurre in realtà ciò che è stato previsto dall’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, e mettere al voto l’iniziativa costituzionale cantonale “Prima i nostri”. Quindi, reintrodurre i contingenti e la precedenza alla manodopera residente. Insomma, quello che avveniva fino a prima dell’entrata in vigore dei Bilaterali.

In quel non lontano periodo non mi risulta che i ticinesi vivessero sulle palafitte. Dovrebbe essere chiaro persino agli esperti dell’IRE. Ma, forse, se ne renderanno conto il giorno in cui anche loro saranno sostituiti da chi costa meno.

Piero Marchesi
Sindaco di Monteggio
Vice presidente UDC Ticino

Relatore

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  • (...) "Già, l’assistenza sociale. L’IRE sa forse cos’è? No? È quell’angosciante
    zona d’ombra che sfugge ai sostenitori del “tout va bien madame la
    marquise” e che l’IRE non ha mai neppur preso in considerazione. Ecco
    cos’è l’assistenza sociale." (...)

    Eh, sì caro Marchesi... proprio perché nella realtà tutte le classi dirigenti, chi più chi meno (anche nella Svp), sono indirizzate verso il modello multiculturale mondializzato, questa unità di vedute permettere loro di accordarsi nell'occultamento dell'angolo opaco della globalizzazione, quello che è diventato il destino delle classi popolari occidentali.

    Quindi arrivano i RAPPORTI che dimostrano (scientificamente!) che tutto va bene.

    Perché tutto deve andare bene nel mondo composto di una nuova classe di ricchi avio-trasportati: quadri ben remunerati (formattati e formattanti) addestrati a/per vendere a tutti quanti il racconto suggerito dalla hyperclasse dei "robbers barons" globalisti; la novella finalizzata a nascondere, camuffare, la pauperizzazione della classe media, anzi la sua stessa liquidazione, ormai in atto da alcuni decenni.

    Una vera e propria manipolazione strategica che prende il nome di “standardizzazione dell’immaginario”. L'adattamento della micro-economia alle regole dell'eonomia-mondo ha escluso con determinata e fredda "dolcezza", senza troppe contestazioni, ciò che ritiene e ha ritenuto inutile al nuovo modello economico "hors sol".

    Cosicché ci si è ritrovati con una grande fetta di popolazione “stanziale” esclusa dai principali benefici "globalizzanti" preventivati ad arte. Il risultato è stato l'edificazione di due mondi separati in casa: un mondo "periferico" invisibile, dimenticato. Snobbato. Sostanzialmente quello che oggi è divenuto l'elettorato definito populista. Per opposto un ristretto mondo composto di una nuova classe di quadri ben retribuiti, di funzionari protetti dal loro status, di intellettuali votati a una generica causa terzomondista. Spesso diffusa con arroganza che ci ricorda la famosa "boria dei dotti" descritta dal Vico.

    Innamorati di ogni nomadismo (astratto), perché quello vero e reale (nessuno vuole rivelarlo) è invece la pur sempre vecchia, classica e insolente strategia padronale, vestita da progressismo multiculturale. Qualcuno l'ha definita sarcasticamente col termine di "migrazionismo economicistico". E così ecco che il nomadismo da jet set globalizzato e globalizzante ormai vincente (upper class migration), si permette di guardare… dall'alto l'umanità travagliata come fosse un dilettevole spettacolo. Proprio perché volutamente osservata e diretta (l'umanità migrante/neo-proletariato/nuovi schiavi) dagli esclusivi e padronali (ristretti) oblò delle business-class.

    Un vero e proprio superamento delle vecchie gerarchie ottocentesche fondate sui privilegi ereditari, oggi sostituite da rampanti e cinici predatori i cui unici interessi sono: la carriera e l'immediato incasso di potere e denaro. Una semplice evoluzione… antropologica soggiacente… a identiche finalità.

    • Per involontaria coincidenza mi sono ricordato di un post scritto mesi fa

      (cfr. Ticinolive: Le nazioni Unite del Debito) dove mi permettevo di indicare uno studio relativo a Regioni europee a rischio povertà.

      voxeurop/la-mappa-delle-persone-rischio-di-povertà-europa.

      
Poi ognuno rifletta -se vuole- sulla tonalità… economica assegnata al ns Cantone. Studi, rapporti e classifiche da presentare… scientificamente, sintercalano e s'intercettano... libera(l)mente.

  • Come non complimentarsi con Piero Marchesi e con chi, come lui, ha osato protestare pubblicamente contro un professorone che sarà professorone fin che vuole, ma che il buon senso comune neppure sa cosa sia.
    Quanto all'analisi di postrelativo, nulla da eccepire. Purtroppo il mondo in cui viviamo è quello che descrive lui con tanta aderenza alla realtà.
    Ritornano alla mente le parole, dette 30 anni fa, di un mio grande amico, l'avv. Ettore Ongaro di Locarno, detto "Lupo", granconsigliere socialista deluso già allora dal suo adesso ancor più deludente partito della gauche-caviar: "Ta vedat, dutur, ul problema l'è che ghem più ul curagg da ciapà 'l sciopp!".

  • C’è magari voluto “il Rapporto… discutibile” quale stimolo provocatorio... oggi leggo la riflessione dell’on. Morisoli, come pure quella del prof. Barone Adesi, che grosso modo dicono la stessa cosa. Che la gara per l’acquisizione di posti di lavoro è matematicamente persa (per gli autoctoni) nel senso che non si hanno numeri sufficienti per controbilanciare la grandiosa concorrenza estera. E che magari, forse, potrebbe anche eventualmente essere risolvibile politicamente… ma che politicamente rischia di mai essere risolvibile. Fine del concetto. C’è voluto un secolo politico per finalmente inquadrare la secolare faccenda.

    Cito, da parte mia, a braccio, un capoverso di uno stimolante libretto dal titolo emblematico “23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo” scritto (cinque anni fa…) da un economista sud coreano insegnante a Cambridge. Ebbene dice: la ragione principale delle differenze salariali tra Paesi (ricchi/poveri) non è basata sulle differenze di capacità individuali. In condizione di assoluta libertà di circolazione di manodopera, i lavoratori di un determinato contesto verrebbero sistematicamente sostituiti da altri provenienti da condizioni salariali meno favorevoli. In altri termini: i salari sono determinati dal controllo politico del flusso migratorio della manodopera. Fine della citazione a braccio.

    Quindi ora sappiamo che una delle tante cose che non ti dicono sul capitalismo è proprio questa: la concorrenza, anche profondamente penalizzante tra lavoratori è intrinseca alle leggi capitaliste. Se accetti il paradigma capitalista devi pure accettare di essere messo fuori gioco anche dalla matematica. Dalla legge dei numeri, intendevo dire. Fine della storia. Proprio come diceva Fukuyama che non era coreano, bensì americano di origini giapponesi.

  • Tu scrivi "secolare faccenda" ma sai perfettamente... che si tratta DEI POCHI ULTIMI ANNI.

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