Categories: Ticino

Liederchanto 2015 – Tre concerti d’autunno a Lugano

La rassegna LIEDERCHANTO – LUGANO 2015, nei tre concerti tardo autunnali presso la Chiesa evangelica riformata, traccia un percorso originale nella vocalità: originale e inconsueta divagazione sul tema del canto vagabondo, dunque ad esplorare il Lied nella sua accezione più ampia di canto spiegato, aria, canzone, melodia popolare e polifonia a corale. Nel breve volgere di tre appuntamenti percorreremo distanze. Distanze cronologiche, storiche, musicali, estetiche; ma anche distanze geografiche e culturali. In questo senso il Lied in tutte le sue derivazioni verrà trattato per quel che è: un medium potente e affascinante. Affascinante nella sua completezza, affascinante nella sua totale accessibilità. Ecco quindi come l’incanto misterioso e paradossalmente silente del Lied di Schubert, posto a pietra di paragone in esordio, a stimare la purezza essenziale della melodia, si trasformi nella armonia della gioia minuta e quotidiana dei Liebeslieder Waltzes brahmasiani o nel cupo e sanguigno Romancero gitano di Mario Castelnuovo – Tedesco, sulle liriche di Federico García Lorca, conchiuso a scarto dai luminosi Carols natalizi che preannunciano il solstizio imminente, il ritorno alla Luce della Natività. L’innesto di altri brani musicali, a compendio e completezza del programma musicale di ciascuno dei tre appuntamenti, articolerà inevitabilmente un tema narrativo in musica, che è poi un itinerario fra infiniti e possibili percorsi nella vita dell’Uomo.

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domenica, 15 novembre 2015 alle ore 17:00
La Voce di un Viandante notturno
musiche di Schubert, Schumann, Ravel, Rossini
Roberto Maietta, baritono
Yutaka Tabata, pianoforte

Il viaggio è esso stesso un luogo privilegiato dello spirito. Sia esso viaggio spirituale alla ricerca di qualsivoglia certezza o rassicurazione (che, forse, mai si possono davvero trovare), sia esso una calviniana peregrinazione attraverso paesaggi immaginari, non può non essere cifra essenziale di un genere come il Lied. La sua natura cameristica, raccolta, intima, racchiude in sé fin dall’origine l’esigenza di farsi medium narrativo, di abbattere pareti vellutate e rassicuranti per generare diversità, per generare altrove. Il programma proposto dal giovane baritono Roberto Maietta nasconde, dietro una evidente peregrinazione tra generi, epoche, stili e luoghi, la compattezza di un vero e proprio ciclo musicale. Poste le fondamenta musicali sul caposaldo del genere, Der Wanderer di Franz Schubert, la vocalità del programma si spingerà dagli abissi sanguigni e intensi delle canciones di Manuel De Falla alle vette delle trasfigurazioni popolareggianti del Don Chischotte di Maurice Ravel. Come i due autori appena citati, anche Rossini e Bellini costituiscono stelle polari di una vocalità delicata, il vero bel canto distillato in ariette o nei Péchés de vieillesse. Un sottile ma resistente tessuto di trame sottili unisce quindi Germania, Francia, Italia, Spagna, Ottocento, Novecento, popolare, coltissimo, esotico e tradizionale.

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domenica, 29 novembre 2015 alle ore 17:00
In Canto d’Amore
musiche di Brahms e Schumann
Quartetto vocale “Giulio Rusconi”
Beatrice Binda, soprano Elisa De Toffol, contralto (da def.), tenore Carlo A, Masciadri, basso
Duo pianistico Pessina – Vercellino di Castellamonte

Un aspetto poco frequentato della vocalità da camera è una sua vocazione apparentemente secondaria, quella alla vocalità d’ensemble. Se il recital solistico sembra essere luogo privilegiato della voce liederistica, un programma che riunisca più voci sembra più essere destinato ad infiltrarsi nel mondo della coralità. Con i due programmi che seguono andremo ad esplorare un territorio di mezzo che ha una propria vocazione specifica, un proprio senso, un proprio repertorio e una propria originalità esclusiva. Quattro voci e quattro mani dialogheranno sul filo del limite tra voce solistica e voce corale, alla ricerca di un suono unico, intenso, individuale, ma disposto alla condivisione.
Se l’amore è momento speciale del canto, l’amore non corrisposto può essere specularmente momento speciale di una riflessione in negativo sulla assenza, punto di crisi che rende disponibili profondità dell’esistenza così lontane, così vicine. Dall’amore frustrato per Clara Schumann nascono forse le due raccolte Op. 52 e Op. 65 di Johannes Brahms, una delle quali funge da impalcatura per questo programma. Il titolo di questa raccolta ‘corale’ è un pretesto per un percorso musicale colto e raffinato, mascherato dalla familiarità di generi musicali così vicini alla quotidianità. Il titolo riecheggia testualmente invece un mondo così lontano: curiosamente fu proprio un Liebeslied a consacrare Johann Strauss figlio, come erede di tanto genitore, nel mondo ovattato della Vienna di soli 15 anni prima. Non poteva mancare una componente viaggiante in questo programma. Così, a completare questa parte di itinerario, la scelta è caduta su una delle due raccolte di Spanische Lieder di Robert Schumann. Il confronto con il mondo sonoro ed estetico spagnolo – con tutte le mediazioni possibili, e con tutte le reinterpretazione di un colore talvolta solo immaginato, quando non vissuto – è stato e sarà un punto di riferimento in questo nostro percorso.

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domenica, 13 dicembre 2015 alle ore 17:00
Romancero Gitano
musiche di Castelnuovo – Tedesco e Carols natalizi
Marco Pisoni, chitarra
Coro da Camera “Giulio Rusconi” diretto da Dario Garegnani

Il mondo spagnolo sembra essere tanto alieno dalla privata riservatezza schubertiana del Lied almeno quanto lo può sembrare il mondo della chitarra. Mario Castelnuovo – Tedesco accetta una sfida non indifferente nel proporre la resa musicale di un testo così intenso, tratto non dal titolo eponimo bensì dal Poema del cante jondo di Federico García Lorca. La sfida si fa ancora più intrigante nel trasportare in un assetto tutto sommato madrigalistico la disperata carica vitale del mondo di García Lorca. L’esperienza vocale liederistica viene qui esplorata nei sui limiti inquieti. Difficile talvolta distinguere nella scrittura di Mario Castelnuovo Tedesco, con tutte le sue modernissime contaminazioni, i confini tra scrittura corale e scrittura solistica. Non è solo la prevista alternanza tutti-solo a definire la vocalità di questa raccolta così insolita. Talvolta la delicatezza del canto solistico sarà interprete di una intenzione delicata e collettiva, talvolta la scrittura per tutto l’ensemble vocale avrà la solidità, l’appariscenza e la forza del canto solistico. L’aspetto forse più interessante di questo programma è proprio l’esplorazione del limite. Limite del suono, limite del genere (oratorio? cantata profana? ciclo corale? ciclo liederistico?), limite estetico, luci ed ombre dai forti contrasti. Tutto però tenuto magnificamente insieme senza sforzo dalla ciclicità del percorso che riflette su se stesso, come noi stessi abbiamo cercato di fare ciclizzando repertori e mondi tanto diversi. Ancora una volta ricerca di bellezza nelle infinite sfumature di buio, ancora una volta buio e dispiegarsi di canto e luce. Ancora una volta possono risuonare veri e musicali questi contrasti di poesia, finché, alla fine, la Luce illuminerà le tenebre.

* * *

SELEZIONE DAI TESTI (La Voce di un Viandante notturno)

Der Wanderer

Ich komme vom Gebirge her,
Es dampft das Tal, es braust das Meer.
Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer: wo?
Immer wo?

Die Sonne dünkt mich hier so kalt,
Die Blüte welk, das Leben alt,
Und was sie reden, leerer Schall,
Ich bin ein Fremdling überall.

Wo bist du, mein geliebtes Land?
Gesucht, geahnt und nie gekannt!
Das Land, das Land, so hoffnungsgrün,
Das Land, wo meine Rosen blühn,

Wo meine Freunde wandeln gehn,
Wo meine Toten auferstehn,
Das Land, das meine Sprache spricht,
O Land, wo bist du?

Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer: wo?
Immer wo?
Im Geisterhauch tönt’s mir zurück:
«Dort, wo du nicht bist, dort ist das Glück!»

Il viandante

Vengo dalla montagna,
è nebbiosa la valle, in burrasca il mare.
Cammino in silenzio, scontento,
e sempre mi domando sospiroso: dove?
E sempre: dove?

Qui il sole mi pare così freddo,
i fiori appassiti, la vita scomparsa;
quello che dicono è vano rumore,
dappertutto io sono un estraneo.

Dove sei, amato mio paese?
T’ho cercato, immaginato, e mai conosciuto!
Il paese, il paese verde di speranza,
la terra dove fioriscono le mie rose,

là dove passeggiano i miei amici,
dove resuscitano i miei morti,
il paese che parla la mia lingua,
o terra, dove sei tu ?

Io vago silenzioso, infelice,
e sempre mi domando sospirando: dove?
E sempre: dove?
Una voce misteriosa mi risponde:
«Là dove tu non sei, là c’è la felicità!».

(Traduzione di P. Soresina)

 

Relatore

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