Grande dibattito e grande pubblico ieri sera all’USI
Tito Tettamanti, finanziere luganese (+ Monte Carlo + Londra), influente pubblicista e maître à penser della Destra, contro Massimo d’Alema, uno dei principali dirigenti del PCI (quando c’era) e per breve tempo presidente del Consiglio. Moderatore Ferruccio de Bortoli, già direttore dell’illustre Corriere della Sera.
Dibattito ampio, ricco di spunti e di contenuti, molto pacato e signorile nei toni. Ma la gradevole cortesia non inganni. Le posizioni dei due antagonisti sono apparse sideralmente lontane, soprattutto su un punto centrale: l’Unione Europea. Per d’Alema, per la Sinistra una realtà irrinunciabile e sostanzialmente positiva. Egli non ha esitato a dire: “Se l’UE crollasse, faremmo un enorme passo indietro”. Quanto all’opinione della Destra… non è il caso che io mi dilunghi. [Secondo me l’amore (perché di amore si tratta) della Sinistra per l’Unione Europea viene principalmente dall’enorme carica di statalismo e di dirigismo che questa gigantesca istituzione contiene; ndR]
Il pensiero dalemiano non sembra andare al di là di qualche misura rafforzata di polizia (accompagnata, come di dovere, dal cruccio che qualche testa calda non ne approfitti per…)
“L’ISIS fa la guerra al mondo e non all’Occidente”. Opinione, anche questa, molto discutibile. È difficile negare che l’obiettivo principale dell’ISIS sia proprio l’Occidente, come entità politica, demografica, culturale. Poi ci saranno altre vittime, per forza di cose.
Mi vien da pensare che anche mio padre, nato a Londra nel quartiere di Kensington in anni lontani, parlava così.
D’Alema non si lascia sfuggire l’occasione di esibire il suo stile soft: “La politica è ragione, cultura, mediazione, compromesso”. Come scorre l’acqua sotto i ponti, come cambia il mondo! Riuscite a immaginare queste stesse parole sulla bocca di un comunista d’altri tempi?
“Meno referendum! Il referendum è bianco o nero, il referendum taglia il nodo gordiano, non lascia spazio alla trattativa”.
Questa però Tettamanti non gliela lascia passare: “Viviamo un tempo di democrazia rappresentativa degenerata [parole dure ma parole sante! chissà gli onorevoli in sala come fremono]. Più democrazia diretta. Più referendum. Meno oligarchia!”
“Se altri popoli avessero potuto votare [sull’immigrazione di massa], avrebbero votato come la Svizzera. Ma con maggioranze più alte!”
Direzione obbligata, ineluttabilità D’Alema: “Con l’Euro (che Tettamanti aveva definito “un grave errore”, ndR) siamo obbligati ad andare avanti, perché non si può tornare indietro”. Lapalissiano e inquietante.
Il grande finanziere si fa sarcastico: “Con un acquario si può fare una bouillabaisse, ma con la bouillabaisse… non si può ricostituire l’acquario!” Il rilancio dell’economia? La ricetta di Tettamanti è quella classica: “Bisogna ridurre le imposte alla classe media!” “E non mi si venga a dire che le persone che guadagnano 200.000 sono ricche, quando 100.000 li devono versare allo Stato”. “Sono i risparmiatori che pagano i debiti degli stati bancarottieri”.
L’intenso dibattito si avvia al suo termine, c’è spazio ancora per qualche domanda. Lombardi, Ducry (che si lancia in una mini-concione in favore dell’UE, con scarse speranze di convincere il popolo), Terlizzi.
Il foltissimo pubblico, soddisfatto, lascia l’aula magna sotterranea, col suo cemento a vista lievemente opprimente.
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