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Vecchioni e il “Valore del dolore” in cattedra – di Cristina T. Chiochia

Purtroppo in questi giorni il dolore per la morte ha attanagliato un po’ tutti, come una morsa per quella quantità eccessiva di peso sul cuore che, inevitabilmente, lascia. Chi non ha detto (e non avrebbe mai voluto dire): “ho conosciuto il dolore”? Ebbene sicuramente lo ha detto anche Roberto Vecchioni, in una sua canzone e l’ha ribadito proprio venerdì scorso, salendo “in cattedra” con l’intervento sul dolore che “non si vede”al convegno annuale di Medicina e Diritto.

Sì, perchè il dolore, quella orrenda sensazione penosa, non è solo tristemente comune nei gossip e sui rotocalchi, in poesia, arte e musica, ma anche in giurisprudenza e in medicina, è un argomento di grande attualità; un po’ perché le occasioni del dolore, purtroppo, nella vita, sono molte, un po’ perché è l’atteggiamento culturale ad essere completamente cambiato e anche se è improprio parlare di un nuovo mood, la novità del dare “valore al dolore” è sicuramente importante in tutti gli ambiti personali e sociali della vita, in modo particolare ora. Come giustamente viene testimoniato anche da questo convegno, che annovera ospiti illustri del diritto e della medicina ed è organizzato da Medicina e Diritto, un gremio che da anni si occupa di approfondire non solo lo studio dei problemi medico-legali (anche sotto l’aspetto assicurativo) ma altresì di offrire strumenti attinenti al “bene salute” della persona e alle responsabilità conseguenti alle lesioni.

E così il “valore del dolore” approda nell’Aula Magna dell’Università degli Studi con anche un simbolico mini-percorso di Medicina e Diritto “M&Dart” con immagini e poesie di Frida Kahlo, tra cui la bellissima “piedi, perché li voglio se ho ali per volare?”.

Eccolo il dolore, pronto ad essere declinato, quello stato in cui la sofferenza si palesa con milioni di nomi differenti. E cosi, partendo dal dolore, come definizione, eccolo come causa della crescente richiesta di una valutazione di questa tematica, attraverso i meccanismi fisiopatologici del dolore stesso e della sua percezione, partendo dalla valutazione giuridica, legale e medica. E così, dopo l’intervento del direttore dell’Unità di ricerca sul dolore Dott. Oscar Carli, il valore del dolore viene definito come un aprirsi a tutti quegli aspetti medico-legali con l’intervento dell’Avvocato Umberto Ambrosoli nel quadro dei reati a tutela della persona, fino ad arrivare a Roberto Vecchioni con il suo intervento da docente, scrittore, paroliere e cantautore. Il dolore mai perduto, che “si sente come infinito”, viene evocato da molti altri ospiti coordinati dai moderatori Riccardo Zoja e Damiano Spera.

E allora, passando dal dolore al danno, ecco che conoscere il dolore diventa il “must” per sopravvivere alla crisi, all’indifferenza del mondo e forse anche a se stessi. Il valore del dolore, quindi, come elemento onnipresente e protagonista assoluto nel danno alla persona; sintomo e vissuto dolore più che in altri archi temporali, quando ancora il dolore corrisponde a fame e guerra, e orrore, come appunto in questi giorni; è necessario però proprio per questo guardare in faccia la realtà e affrontare il dolore con strumenti nuovi. Ci sono nuovi modi di vedere il dolore, come il “dare valore” a quanto accade, anche se è male. Per smettere di nascondersi, affrontando diritti e doveri, e, anche, tutti quegli orrori a cui questa società non deve abituarsi, mai.

Cristina T. Chiochia

 

Relatore

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