Sì, perchè il dolore, quella orrenda sensazione penosa, non è solo tristemente comune nei gossip e sui rotocalchi, in poesia, arte e musica, ma anche in giurisprudenza e in medicina, è un argomento di grande attualità; un po’ perché le occasioni del dolore, purtroppo, nella vita, sono molte, un po’ perché è l’atteggiamento culturale ad essere completamente cambiato e anche se è improprio parlare di un nuovo mood, la novità del dare “valore al dolore” è sicuramente importante in tutti gli ambiti personali e sociali della vita, in modo particolare ora. Come giustamente viene testimoniato anche da questo convegno, che annovera ospiti illustri del diritto e della medicina ed è organizzato da Medicina e Diritto, un gremio che da anni si occupa di approfondire non solo lo studio dei problemi medico-legali (anche sotto l’aspetto assicurativo) ma altresì di offrire strumenti attinenti al “bene salute” della persona e alle responsabilità conseguenti alle lesioni.
E così il “valore del dolore” approda nell’Aula Magna dell’Università degli Studi con anche un simbolico mini-percorso di Medicina e Diritto “M&Dart” con immagini e poesie di Frida Kahlo, tra cui la bellissima “piedi, perché li voglio se ho ali per volare?”.
E allora, passando dal dolore al danno, ecco che conoscere il dolore diventa il “must” per sopravvivere alla crisi, all’indifferenza del mondo e forse anche a se stessi. Il valore del dolore, quindi, come elemento onnipresente e protagonista assoluto nel danno alla persona; sintomo e vissuto dolore più che in altri archi temporali, quando ancora il dolore corrisponde a fame e guerra, e orrore, come appunto in questi giorni; è necessario però proprio per questo guardare in faccia la realtà e affrontare il dolore con strumenti nuovi. Ci sono nuovi modi di vedere il dolore, come il “dare valore” a quanto accade, anche se è male. Per smettere di nascondersi, affrontando diritti e doveri, e, anche, tutti quegli orrori a cui questa società non deve abituarsi, mai.
Cristina T. Chiochia
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