Lo scorso 5 novembre, due dighe hanno ceduto nei pressi di Mariana, nello stato di Minas Gerais in Brasile. Le conseguenze umane e ambientali sono devastanti.
Le dighe appartengono alle società minerarie di Brasile e Australia Vale e BHP Billiton. Il crollo ha liberato migliaia di tonnellate di fango tossico, trattenuto a seguito dell’attività di scavo nella regione. I morti e i dispersi si contano a decine, oltre a centinaia di sfollati e di abitazioni distrutte, ma gli effetti dell’incidente sono appena iniziati. In effetti, il fango inquinato si riversa nel fiume Rio Doce, tra i più grandi del Brasile, causando problemi ambientali e ricadute economiche. L’acqua potabile scarseggia, gli agricoltori hanno perso i campi coltivabili e migliaia sono i pesci morti arenati lungo le sponde.
Con l’accusa di negligenza nella manutenzione dei sistemi di sicurezza delle dighe, Vale e BHP Billiton sono state condannate a pagare una multa complessiva pari a 61 milioni di euro. Dalle prime stime, l’ammontare dei danni sarà di molto superiore al miliardo di euro.
Secondo l’oceanografo dell’università di Rio David Zee, la configurazione stessa del fiume è stata modificata.
Una catastrofe che si sarebbe potuto evitare, secondo Greenpeace. In causa vi è la negligenza delle due società minerarie. In Brasile, paese con una forte corruzione, le grandi aziende hanno un legame stretto con i politici e la società civile deplora il fatto che le sanzioni nei confronti di Vale e BHP Billiton sono troppo lievi, se confrontate alla portata dei danni causati.
I brasiliani si sono mobilitati in massa per reagire alla catastrofe : tonnellate di viveri e di acqua potabile sono state distribuite alle vittime delle colate di fango. Un’operazione “Arca di Noè” è stata condotta, con squadre di volontari che si sono avvicendati per trasferire i pesci in pericolo in laghi o riserve di acqua marina non colpiti dal fango tossico.
(Fonte : correiobraziliense.com.br)
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