Riceviamo e pubblichiamo. L’articolo del giovane granconsigliere di Area Liberale Paolo Pamini (pubblicato nel Corriere odierno) ha fatto rumore e non mancherà di suscitare accese polemiche.
Escluso dal buon senso che si tratti di una proposta seria, questo genere di uscite sono definibili unicamente quali provocazioni. Certamente esse non sono però pungoli per una discussione equilibrata: si tratta semplicemente di vere a proprie sparate irresponsabili che non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, in un contesto già sufficientemente teso a livello di sicurezza. Non sarà aizzando la popolazione, armando addirittura anche gli allievi, che si eviteranno gli attentati terroristici e anzi la criminalità potrà solo aumentare.
Forse Pamini confonde la Svizzera (le cui tradizioni non sono per fortuna unicamente quella del Knabeschiessen) con il Far West americano: con l’anarchia del possesso delle armi si getta alle ortiche un principio liberal-democratico (a cui lui dovrebbe essere ligio) relativo al monopolio della forza e alla certezza del diritto. Militarizzare poi l’educazione è semplicemente demenziale: nelle scuole si inizia a togliere piuttosto dall’insegnamento della storia la magnificenza della milizia svizzera che represse scioperi e antifascisti.
I problemi di sicurezza internazionale vanno risolti cercando le cause, senza esasperare i toni. La nonchalance con cui oggi si chiama alla guerra e gli stati d’emergenza è preoccupante per la democrazia che si pretende voler insegnare ad altri popoli. Pamini al posto di pensare quindi di immaginare le pistolettate coi cattivi, ricerchi nelle operazioni del neo-colonialismo occidentale, da cui la Svizzera neutrale si dovrebbe dissociare, le cause del terrorismo**.
Partito Comunista
** Questo genere di argomentazione in verità non è nuovo. In estrema sintesi: “Se vi ammazziamo… è colpa vostra!”
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Partito komunista Ticinese un nome na garanzia!
Ma por favor!