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“Separare una mamma da suo figlio, due giorni prima di Natale, con decisioni scorrette e affrettate e per mancanza di posti nel 2015 in Ticino?”
Il granconsigliere dr. Paolo Peduzzi, PPD, rivolge al Consiglio di Stato questa
INTERROGAZIONE
Mi permetto di scrivere questo atto parlamentare raccontando un caso che sto seguendo professionalmente con altri Colleghi, in questi giorni.
Una donna quasi trentenne con due figlie alle scuole elementari, partorisce un bimbino pochi giorni prima di Natale. La signora è praticamente sola perché il suo compagno, padre dei tre figli, è stato escluso dalla Svizzera fino a pochi mesi fa, per difficoltà con la giustizia. La donna è stata valutata tra il 2007 e il 2008 per sapere se fosse capace di gestire le proprie figlie. Le due ragazzine sono state accolte in un istituto durante la settimana.
La madre chiede se non sia possibile stare con il figlio. La signora tra le altre cose allatta con molto piacere e il bimbino cresce bene. Le si risponde che in Ticino non ci sono posti per “collocare” il bambino con la madre e per questa ragione il bimbo andrà in un istituto e la madre tornerà a casa con la possibilità di vedere il figlio tre volte per settimana!
Una serie di persone specialiste in questo campo, lo psichiatra della madre, il direttore dell’Istituto dove vivono in settimana le figlie maggiori, la ginecologa della madre, il medico curante della madre e il pediatra, scrivono più volte alle Autorità Regionali di Protezione chiedendo che la madre possa tornare a casa con il suo neonato e che, con i giusti accompagnamenti, possa vivere e far vivere al figlio nel migliore dei modi il suo inizio della sua esistenza. Le Autorità competenti non prendono in considerazione queste motivazioni e perseguono la strada intrapresa.
Alla luce di quanto esposto pongo le seguenti domande al Governo:
Paolo Peduzzi, deputato, PPD
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