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Tra rispetto e sottomissione – di Oreste Pejman

Pejman SimonettaPejman SimonettaSempre più spesso si sente parlare di rispettare gli altri, vietando o limitando abitudini tradizionali svizzere. Negli ultimi giorni si è parlato di un presunto divieto in una scuola di Gossau di indossare la camicia Edelweiss, simbolo dei contadini svizzeri e per molti legata alle tradizioni del nostro Paese. Altre volte si è sentito parlare di destinare le piscine la domenica solo alle donne o di impedire alle ragazze di fare ginnastica a scuola, per rispettare la loro fede religiosa. In altre nazioni europee alcuni genitori sono arrivati a chiedere la dispensa per i figli dalle lezioni di musica.

Io credo nel rispetto degli altri e delle diversità. Ma non bisogna confondere rispetto con sottomissione. Cancellare nostre tradizioni, accettare deroghe alle leggi e nascondere la nostra identità non è un atto di rispetto, ma di sottomissione. L’apertura verso le altre culture deve quindi essere fatta nel rispetto delle nostre leggi, ma anche dei nostri valori. Se qualcuno si sente offeso dai nostri costumi, allora è una persona che non vuole integrarsi. Cambiare i nostri costumi per persone così non è dunque un atto di bontà, ma un atto di sottomissione.

Pejman BrunnerPejman BrunnerÈ quindi importante non nascondere la nostra identità, anzi, uno dei modi per non cedere a richieste di sottomissione è proprio quello di difendere la nostra identità, i nostri valori e le nostre tradizioni, che sempre più spesso sentiamo messi in discussione.

Per conoscere gli altri, insomma, non dobbiamo dimenticarci chi siamo. Senza identità perderemmo lentamente i nostri valori, e senza valori saremmo pronti ad essere sottomessi, come già accaduto in altre nazioni. Prendo ad esempio l’Iran dove un’ideologia è riuscita a spazzare via valori secolari, e in pochi anni, sotto il regime islamico, la società è totalmente cambiata, dimenticando i propri valori e quindi la propria identità. Lo stesso è accaduto in altre realtà e sta accadendo ora in Turchia e lentamente anche in Europa.

Insomma difendere la nostra identità è fondamentale: ricordarci chi siamo ci aiuterà a conoscere gli altri, ma soprattutto ci impedirà di diventare altri.

Oreste Pejman

Articolo pubblicato nel Corriere e riproposto con il consenso dell’Autore

 

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