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Il Teatro Giuseppe Verdi di Pisa – di Cristina T. Chiochia

Viaggio nei teatri italiani di tradizione (1)

Una legge italiana del 1967 istituiva i “Teatri di Tradizione” offrendo l’ambita qualifica a quei teatri che avessero dimostrato di possedere un particolare “impulso” verso le tradizioni artistiche materiali o immateriali in ambito musicale o più in generale artistico. Nacque così un panel di 29 bellissimi teatri italiani che offrono ad altrettante bellissime città la possibilità di sviluppare, in seno a una tradizione locale, un alto valore artistico, tecnico, architettonico e monumentale.

Sono 14 le regioni italiane ad averli, con ben 28 capoluoghi di provincia, che in questo modo assicurano nella loro programmazione ambiti nazionali ed internazionali ineguagliabili in un’ottica di apertura alle arti, che un paese come l’Italia deve continuare a tutelare. Spesso riportati all’antico splendore da restauri laboriosi e complessi, i teatri di tradizione italiani sono, nel loro percorso di collegamento, sconosciuti. In modo particolare agli stessi italiani. Chi non ha dimestichezza con la loro programmazione, chi non frequenta foyer o palchi d’opera, difficilmente ne viene a conoscenza, difficilmente sviluppa un turismo culturale all’interno delle loro singole programmazioni che, invece, potrebbero costituire una valida risorsa, in modo particolare ora, dopo Expo2015. Ma anche per gli stranieri la situazione non migliora. I turisti in transito nel bel paese, infatti, non solo non conoscono i teatri di tradizione italiani; neppure ne hanno una mappa concettuale sufficiente. Per questo ci è sembrato interessante compiere questo viaggio nei teatri italiani di tradizione, nelle loro stagioni d’opera lirica, concerti e danza; al fine di far apprezzare al pubblico svizzero un nuovo modo di fare turismo in Italia.

Il primo teatro di tradizione di cui si parlerà è appunto il Teatro Giuseppe Verdi di Pisa. Un teatro che viene spesso definito tra i più belli di quelli di tradizione italiani. Uno dei più riusciti, in modo particolare per l’esempio lineare di una architettura teatrale tipicamente ottocentesca. Questo teatro, chiamato in precedenza Regio Teatro Nuovo, fu inaugurato il 12 novembre 1867 con l’opera di Rossini “Guglielmo Tell” ed ospita nelle sue sale anche il prestigioso Archivio Giuntini, dal nome di uno spettatore appassionato che, dopo aver assistito a oltre 3500 opere, ha raccolto nel corso della sua vita di abbonato al Teatro Verdi foto, locandine, programmi di sala e incisioni che costituiscono oggi una valida testimonianza e un percorso interessante attraverso la storia di questo teatro. Nelle sue stanze si trova anche il Fondo del baritono Titta Ruffo.

Ma è la programmazione operistica del Teatro e l’impostazione che ne viene data a incuriosire maggiormente. Ad opera del baritono Marcello Lippi, il direttore artistico del Teatro, sono stati creati i momenti di presentazione-aperitivo “Opera e Dintorni”, molto seguiti e apprezzati. È questo continuo desiderio di avvicinare i fruitori degli abbonamenti all’arte, a colpire. Non solo per la serietà con cui sono svolti e per la maestria delle guide agli ascolti proposte, ma attraverso momenti chiamati “in attesa di…” con al seguito i titoli degli spettacoli operistici in cartellone. Sono incontri coordinati dal direttore artistico e ad essi intervengono il regista, il maestro direttore o il cast artistico che poi si esibirà in teatro. Un complemento fondamentale per un settore, come quello dell’opera, molto “vecchio” e poco amato dai giovani ma che in questo modo diviene assai attrattivo. Gli incontri sono sempre a ingresso libero e con aperitivo finale offerto nel bellissimo bar del foyer del teatro. Ci sono anche degli incontri pomeridiani con vere e proprie conferenze e presentazioni di libri tra parole e musica. Al fine, come avrebbe detto Verdi, cui il teatro è dedicato, di celebrare quelle “parole di palcoscenico” così essenziali e care agli amanti di qualsiasi teatro. Un teatro da visitare e frequentare!

Cristina T. Chiochia

 

Relatore

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