I loro crimini (in confronto a…) sono roba da asilo infantile (!)
“I media occidentali parlando del legittimo governo siriano lo hanno sempre definito con il termine chiaramente dispregiativo di “regime”, dando ad intendere che i fuggiaschi lasciavano il paese proprio per sfuggire al regime. I primi moti di rivolta, in realtà una congiura ordita dall’estero, furono fatti passare come opera spontanea di normali cittadini. Adesso i media sono costretti ad ammettere che in Siria operano gruppi terroristici come l’Isis o Al-Nusra, ma la fuga dal paese sarebbe ancora condizionata dalla presenza di un governo repressivo che non è però in grado di proteggerli dal terrorismo”. “Ogni siriano che fugge costituisce una perdita per il paese, indipendentemente dalle sue concezioni politiche o dai mezzi finanziari di cui dispone”. “L’anno scorso abbiamo avuto le elezioni presidenziali, molti siriani all’estero hanno pouto votare, particolarmente numerosi quelli fuggiti in Libano. I risultati, incontestabili, sono stati una disastrosa smentita di questa propaganda dei media occidentali”. “La propaganda contro il legittimo governo siriano assomiglia in modo più che sospetto a quella messa in atto contro la Russia per il conflitto in Ucraina. Putin, già osannato come amico dell’Occidente, di colpo è stato trasformato in un acerrimo nemico, degradato al rango di dittatore o di “nuovo Zar”, arrivato dal KGB (mentalità da sbirro) e mantenutosi al potere grazie a manovre antidemocratiche”. “Il fatto è che non si vogliono tollerare e considerare come partner (n.d.a.: sotto quel -si vogliono- si intendono chiaramente gli USA, anche se il loro nome non è mai pronunciato nell’intervista) stati sovrani e indipendenti, come Russia, Iran o Siria. Ci si vuole sbarazzare di singole persone per sostituirle con altre più ligie agli interessi altrui (n.d.a.: sempre agli USA si allude) che a quelli dei rispettivi paesi”.
Alla domanda chi o cosa ha dato inizio alla guerra civile Bashar al-Assad risponde svicolando, il nome non lo vuole fare per ovvie ragioni: “Noi eravamo fortemente contrari all’invasione dell’Irak del 2003, perché eravamo ben consci delle probabili conseguenze che avrebbero potuto riversarsi anche sul nostro paese. L’IS si rafforzò in Irak a partire dal 2006, sotto la tacita protezione dei veri aggressori (n.d.a.: ancora di quelli si tratta), con il sostegno degli stati del Golfo, in modo precipuo del Katar e dell’Arabia Saudita, e con l’assistenza logistica della Turchia di Erdogan che dal punto di vista della mentalità è un Fratello musulmano. Lui pensa che l’aggravarsi delle crisi in Siria, Irak e Egitto sfocerà in un Sultanato, questa volta non più ottomano, ma dei Fratelli Musulmani, esteso dall’Atlantico al Mediterraneo e naturalmente guidato da lui”.
Al presidente siriano si può negare quel che si vuole, ma non la mancanza di conoscenza della situazione mediorientale. Il suo giudizio, per interessato che sia, è certamente più aderente alla realtà delle cose di quello dei fallimentari strateghi del Pentagono. O di quello di una Merkel e dell’UE che regalano 3 mrd di euro all’autocrate Erdogan per farsi aiutare a contenere l’invasione musulmana.
Gianfranco Soldati
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