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Alberi tagliati, il raddoppio del Gottardo e il raffreddore – di Melitta Jalkanen

Un magnifico albero in città dona ombra e aria, contribuisce alla salute di generazioni di umani, giorno e notte. Comincia ad avere qualche ramo secco. Si teme che possa cadere in testa a qualcuno, quindi lo si elimina. “Così siamo al sicuro”.

Ci sono incidenti nella galleria del San Gottardo. Meno che su altre tratte, in galleria o a cielo aperto, ma il rogo fa spettacolo, fa paura. Si raddoppia la galleria. “Così siamo al sicuro”.

Mal di gola? Antibiotici al primo starnuto. I sintomi spariscono. “Siamo al sicuro”. Peccato che la fretta per far sparire i sintomi, rischia di aggravare le cause. L’uso eccessivo di farmaci ha sviluppato microbi ormai resistenti a ogni terapia nota alla medicina.

Malattie banali tornano ad essere pericolose. Il rogo in galleria fa paura. Le migliaia di morti che non vengono filmate, morti su strisce pedonali, o alla chetichella in un letto di ospedale, per le molteplici, gravi malattie dovute all’inquinamento, non fanno spettacolo.

Fa paura pensare che un ramo possa cadere in testa a una persona, e magari daranno la colpa a chi è responsabile del verde pubblico. Ma in realtà quanti incidenti ci sono stati, per alberi, negli ultimi cent’anni a Lugano? (In paragone, quanti morti sulle strisce pedonali?) Quanti morti nella galleria del San Gottardo e quanti su altre tratte di strada? Vale di più un morto in galleria che uno morto altrove?

L’albero ci dona aria, salute, qualità di vita, con ogni respiro che facciamo, giorno e notte. Questo è sicuro, misurabile, calcolabile. L’evenienza di un incidente è possibile ma poco probabile. Lo stesso ragionamento si dovrebbe applicare in tutti gli ambiti in nostra gestione. Non farci ingannare dalle paure, dalle emozioni, ma conoscere le cifre, valutare vantaggi e svantaggi. A volte la cura è più dannosa della malattia.

Melitta Jalkanen, Ruvigliana

Relatore

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