Durata: 5 minuti con qualche tolleranza. Ambrosini tiene un discorso puramente critico. Condanna senza appello l’alleanza elettorale “la Destra” (aprile 2015), condanna la rinuncia al nome UDC sulla lista, giudica negativo il risultato del voto. In sostanza: alle cantonali è andata buca (tre soli UDC eletti) mentre alle federali di ottobre il successo dev’essere attribuito al grande slancio dell’UDC svizzera. Condanna poi l’accettazione della candidatura dell’avvocato Tuto Rossi al Gran Consiglio (sponsorizzata da tutti i principali dirigenti, incominciando dal presidente Pinoja). Poiché usa tutti i suoi minuti per criticare (ed è suo pieno diritto anche se la scelta è discutibile)… non ha più il tempo materiale per proporre. Si potrà fare “dopo”.
* * *
Marchesi parla per secondo e il suo compito è obiettivamente più facile e più gradevole. Sicuro vincitore (non c’è una sola persona in sala che non lo pensi) si mostra positivo, ottimista e conciliante. Ha un bel modo di fare; è giovane, solido, serio, modesto. È il nuovo presidente sul quale converge il sostegno dei principali dirigenti del partito e di tutti quelli che pensano che, tutto sommato, l’UDC non vada poi così male. Marchesi elogia i due eletti in Gran Consiglio non UDC, che sicuramente stima, e li invita ad entrare nel partito (in un certo senso Morisoli vi è atteso sin dalla lontana primavera del 2011…). Dice che bisogna essere più vicini alla gente (questo è in verità un po’ banale, ormai lo dicono tutti, lo dice persino Igor Righini) e che bisogna migliorare la comunicazione. Sante parole, ma come?
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Tengo a precisare che la foto che mi vede ritratto assieme all'amico Paolo Camillo Minotti non vuol dire che ho partecipato all'elezione UDC. Ero lì solo in qualità di "osservatore" in rappresentanza di quel manipolo di "utopisti" che mi ha votato alle passate Federali, cioè in rappresentanza dei Liberisti Ticinesi.
Rinnovo qui in ogni caso la mia simpatia per Athos Ambrosini.
Ah ecco! Tiro un sospiro di sollievo!
Ora spero che l'UDC, al suo prossimo congresso ordinario, commemori il buon Ambrosini che si è sacrificato a Sorengo tanto quanto Arnold von Winkelried fece a Sempach per permettere ai suoi commilitoni di trovare un varco e sconfiggere gli Asburgo. La rievocazione è stata perfetta con tanto di sussurri alla stufa.