I fautori della Tv pubblica non possono dimenticare che è in corso in Svizzera una “guerra” senza esclusioni di colpi, laddove a condurre il conflitto non sono solo i critici della SSR, ma anche quest’ultima mena fendenti senza farsi troppi scrupoli. Per esempio, negli scorsi mesi si è saputo dei progetti di piattaforma pubblicitaria comune tra SSR, Swisscom e l’editore Ringier: come dire una mega- concentrazione tra la Tv pubblica (che non dimentichiamo gode del privilegio del finanziamento tramite il canone!), l’azienda delle telecomunicazioni ex-pubblica tuttora in posizione più che dominante e …il principale editore privato (o comunque uno dei due maggiori editori privati svizzeri). Insomma la SSR, in dispregio di ogni regola di buon senso in uno Stato liberale, vuole sia il foraggiamento tramite il canone obbligatorio, sia anche spadroneggiare e mirare al predominio nel settore pubblicitario (campo tradizionalmente occupato dall’editoria privata)! È vero che questa operazione deve essere avallata dal Dipartimento dell’on. Leuthard (o dal Consiglio federale, non so bene chi abbia la competenza finale). Ma c’è forse qualcuno che dubita che, data la forza pervasiva dell’ente radio-televisivo, esso non riuscirà a spuntarla? (magari apparecchiando qualche trasmissione benevola nei confronti della tesi di Leuthard o del C.F. su questo o quel tema?). Il gruppo che fa capo al CdT non è al riparo da questo mega-progetto in gestazione a livello nazionale, tutt’altro: basti pensare che la Ringier ha già un “satellite” nel nostro Cantone: il domenicale “Il Caffè”, per cui…
Ognuno farà quindi il suo gioco, anche CdT / Teleticino faranno il loro. Vedremo. Ad ogni modo, come diceva quel tale che prese un sacco di botte: “Ne ho prese, ma ne ho anche date”. Parimenti chi si trova a far fronte al colosso SSR, fa ciò che può e ovviamente si difenderà menando anche qualche fendente. Gli antichi dicevano “Mors tua, vita mea”, nel frattempo ci si è un po’ civilizzati, ma la natura dei rapporti umani non è radicalmente mutata….
Ma vorrei tornare per concludere al tema dei licenziamenti a Comano-Besso. Il prof. De Maria forse ha ragione nel dire: Canetta doveva farlo. La decisione di risparmiare e quindi di licenziare in tutte e tre le regioni linguistiche, è stata presa a livello svizzero. E anche la cinica disinvoltura con cui si procede ai detti licenziamenti porta il marchio di de Weck e della direzione centrale della SSR. (A Canetta si possono giusto rimproverare le modalità operative nel caso puntuale).
Da un lato in questo grande carrozzone vi sono certo tanti sprechi e sono possibili quindi grandi risparmi [osservazione ovvia della Red: ma è proprio sul personale che sussiste un ampio margine di risparmio! e dunque…]; d’altro canto esso è stato gestito male, come scriveva qualche tempo fa sulla “Weltwoche” Christoph Mörgeli, perché solo un’azienda gestita male non è capace di accantonare una riserva di bilancio congrua, per far fronte a imprevisti, su una cifra d’affari di un miliardo e rotti all’anno. Fatto è che, l’anno scorso, trovandosi di fronte all’imprevista decisione delle autorità di far pagare l’IVA anche alla SSR (su determinate sue prestazioni), l’azienda si è trovata nella necessità di decidere entro la fine del 2015 dei tagli alle spese, decidendo di procedere a un certo numero di licenziamenti.
Secondo un altro giornalista della “Weltwoche” (non ricordo se sia l’usuale notista esperto di massmedia Kurt Zimmermann oppure un altro giornalista), de Weck ha però proceduto a ordinare i licenziamenti massicci in questione senza tanti rincrescimenti; anzi essi farebbero parte di una strategia scelta con calcolato cinismo: secondo tale tesi, de Weck deliberatamente ha lasciato che la situazione arrivasse al punto da dover procedere a massicci licenziamenti, perché in tal modo egli potrebbe mostrare ai critici della SSR “di avere risparmiato”. In tal modo egli indebolirebbe la posizione dei critici della SSR in specie in vista della votazione sull’iniziativa “No Billag” ma anche della discussione di fondo sul mandato della SSR.
Paolo Camillo Minotti
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Mah, che dire? Non voglio collocarmi nello ‹specifico›. Non ho quelle informazioni ‹specifiche› che permetterebbero (semmai/volendo) di risalire ad eventuali ‹specifiche› responsabilità. Non desidero nemmeno farlo e non è mio compito. Quindi scendiamo dallo ‹speci… fico›. Commentiamo i commenti, nulla più.
Insomma parrebbe che il mondo sia cambiato. Mai letto “La solitudine del cittadino globale”? Noo? Lo sapevo. Non è che il mondo sia proprio cambiato, ha semplicemente preso una traiettoria e una velocità travolgenti. Gira alla velocità dell’acceleratore di particelle del cern, quando funziona a pieno… regime. Proprio per questo sono abbastanza annoiato nel sentirmi ripetere -dalla cosiddetta quotidiana informazione di massa- che possa perfino esistere un ‹capitale› procedere moderato (a misura d’uomo, s'usa dire). Niente e nessuno, ormai, sarà in grado di moderare la condotta di questo immenso (titanic(o) procedere anche nelle ‹regole› del cosiddetto lavoro retribuito. Nemmeno nell’…arte di licenziare, parrebbe.
Insomma, quei princìpi a cui in astratto (molto astrattamente) probabilmente ci si riferisce, quei princìpi di moderazione e di rispetto a cui giustamente ci si richiama, sono ormai lasciati alle poderose retoriche propagandistiche neomercantili. E detto tra noi (quasi) più nessuno ci crede. Nella realtà quotidiana ìmperano altre leggi: le Supreme Leggi Non Negoziabili. Quali sono? Ma insomma! Non facciamo gli gnorri. Ben lo sappiamo. La prima è quella di dividere. Ho letto di chi già si compiace dei licenziamenti parastatali: finalmente! Quei privilegiati! E giù col machete. Il resto è (triste) cronaca.