Niente suicidio assistito negli ospedali – I Liberi Pensatori reagiscono con sgomento

 

eutanasia_7671 (1)eutanasia_7671 (1)Riceviamo e pubblichiamo. Il testo non impegna la linea del portale.

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I Liberi Pensatori hanno preso atto con sgomento della decisione della Commissione speciale sanitaria di non permettere il suicidio assistito negli ospedali. Il rapporto è stato redatto da Sergio Morisoli (Comunione e Liberazione, gruppo ultracattolico) e da Simone Ghisla (PPD). Una decisione che sa di dogma religioso!

La commissione non acconsente il suicidio assistito (sebbene in Svizzera, a differenza dell’Italia, sia permesso dalle leggi federali) dicendo che la Costituzione federale afferma il diritto alla vita. La manipolazione della Costituzione è evidente: il diritto alla vita non significa l’obbligo alla vita, soprattutto in casi in cui situazioni drammatiche portano i malati a voler terminare la loro esistenza.

Se è vero che nessuno ha il dovere di assecondare una persona nella sua decisione di porre fine alla propria vita, nemmeno v’è il dovere di protrarre l’esistenza di coloro che decidono il gesto finale. È necessario rendersi conto che gli ospedali, luoghi in cui si cerca di guarire l’essere umano, sono anche luoghi in cui la persona è accompagnata nelle sue sofferenze alla morte. L’esperienza quotidiana ci insegna che coloro che decidono di interrompere la propria vita lo faranno comunque, spesso in modo cruento, soprattutto perché spesso non possono ricorrere a medicamenti adeguati, garanti di una morte dolce.

Le associazioni di autodeterminazione della vita o della morte (Exit, Dignitas) formano persone proprio per questo motivo, che si fanno carico delle sofferenze di chi cerca aiuto nella decisione più difficile, di fronte a una vita segnata dalla malattia che quasi sempre sta perdendo in tutto la sua dignità.

Permettere l’aiuto al suicidio in ospedale non andrebbe quindi a gravare né sulla responsabilità del personale, né sulla struttura ospedaliera stessa. Anzi: garantirebbe finalmente tanta umanità a coloro che vedono nell’ospedale il luogo dove la vita inizia, continua, e anche finisce. Basta d’altronde ricordare i casi terminali di cancro, dove per porre fine alle sofferenze dei pazienti spesso semplicemente si aumentano le dosi dei medicamenti.

Purtroppo siamo circondati da tanto moralismo, dove il dolore è visto come un aumento di umanità. E la volontà del malato nulla conta di fronte ai dogmi della chiesa.

Per l’ASLP-Ti, il presidente:
Giovanni Barella

Relatore

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