In rottura con il mondo esterno, all’età di 50 anni Armand Schulthess lascia il suo lavoro di funzionario federale a Berna e dedica il resto della sua vita alla pianificazione della sua proprietà di 18’000 m² ad Auressio (Ticino), che sistema secondo una rete di sentieri, di passerelle, di prospettive e luoghi di riposo. Agli alberi appende più di un migliaio di placche di metallo sulle quali incide testi sulla psicanalisi, la letteratura, l’astronomia e la musica. Il giardino diventa un’enciclopedia a cielo aperto che testimonia le sue preoccupazioni artistiche, filosofiche e scientifiche. Alla sua morte nel 1972, i suoi eredi e le autorità ticinesi decidono di distruggere la sua opera, di cui fortunatamente alcune creazioni furono salvate da persone sensibili a questo progetto fuori dal comune. La sua cosmogonia inventiva e ribelle affascinò numerosi artisti, scrittori e intellettuali, in particolare Max Frisch e Corinna Bille, che su di lui hanno scritto, nonché Harald Szeemann e Ingeborg Lüscher che hanno portato il suo lavoro alla Documenta di Kassel del 1972.
Armand Schulthess. Il giardino enciclopedico mette in dialogo gli assemblaggi mobili, le placche di metallo dipinte, i libri rilegati e i collage di Schulthess con le fotografie di Ingeborg Lüscher, Gérald Minkoff e Hans-Ulrich Schlumpf che riprendono l’artista e riproducono il suo ambiente poetico. Il documentario di Schlumpf intitolato Armand Schulthess – j’ai le téléphone (1974), unica testimonianza filmica di quest’opera d’arte totale, è diffuso in permanenza all’interno della mostra.
L’allestimento progettato da Sarah Nedir non vuole assolutamente essere una ricostruzione del giardino realizzato da Schulthess, bensì propone un’evocazione di questo luogo fiabesco. Nelle diverse sale espositive si intende restituire l’idea di alcune installazioni e della messa in scena alla quale l’artista si è dedicato con un fervore e un’inventiva del tutto fuori dal comune. Fotografie del giardino e un film documentario restituiscono a loro volta il luogo nel suo contesto naturale, a cielo aperto, nella selva castanile ad Auressio riconducendo lo spettatore all’epoca in cui l’opera è stata realizzata. Il pubblico è dunque invitato ad immergersi nell’evocazione di questo universo singolare, che, presentato in mostra in Ticino, assume con tutta evidenza una valenza particolare.
Gran parte dei materiali esposti, una volta terminata l’esposizione torneranno definitivamente negli spazi ristrutturati di Casa Anatta al Monte Verità di Ascona.
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