Arte

Gonzato e l’uomo: chi ha paura di vedere il dolore?

Passeggiando tra le stanze di Palazzo Reali, un quadro colpisce, violento, brutale. Piaccia o no, La frana di Guido Gonzato ci mette davanti al dolore, la paura, il terrore.

Realizzata nel 1930-32, l’opera narra un momento di guerra. Un uomo, disperato, stringe tra le braccia il figlio. Dietro di lui, altri volti nella sofferenza. Il disegno originario di questo quadro appare nella Cartella contro la guerra del 1925. Gonzato, scosso dagli eventi della Prima guerra mondiale, prova a raccontarla con il suo stile che fonde certa tradizione pittorica italiana con la cultura espressionista.

Veronese di origine, il pittore si trasferisce in Svizzera a seguito dell’incendio della casa di famiglia. Viaggia molto per studio, Italia, Spagna, espone a Parigi, ad Amsterdam, in Norvegia. È per questo che nella sua opera troviamo linee di contorno nere a racchiudere le forme, masse contenute senza dettagli particolari nelle figure. Un richiamo a Maestri del Novecento italiano quali Carrà e Sironi. È per questo che all’interno di siffatti contorni esplode il colore, vivo, acceso. Manifestazione della sua adesione, sempre crescente in quegli anni, all’espressionismo nordico.

La guerra è nella pennellata, energica, violenta. E la guerra è soprattutto nei colori. I verdi e gli azzurri nello sfondo combattono con i gialli e i rossi delle figure al centro. Il mondo fuori, il mondo dentro. Ed è quest’ultimo che esprime maggiormente. Il dolore è, appunto, al centro. È negli occhi senza fondo, è nelle bocche spalancate e profonde. La guerra è nella composizione fatta di uomini protesi in avanti, in bilico. Stanno franando. Toni aspri, brutali, conferiscono all’opera un’innegabile carica espressiva.

L’arte di Guido Gonzato si inserisce in un periodo, quello tra i due conflitti mondiali, in cui a un tendente clima di protezione, se non di opposizione allo straniero, fanno eccezione pochi artisti stabilitisi nel Mendrisiotto. Il gruppo del Rot-Blau, anzitutto. Albert Müller, Hermann Scherer, che con Kirchner instaurano un dialogo artistico così intenso da creare un linguaggio collettivo fatto di paesaggi dai colori forti. E poi nomi isolati di artisti più autonomi ma comunque vicini all’avanguardia espressionista. Tra questi c’è Guido Gonzato, con la sua ricerca che pone sempre l’uomo al centro, la sua esistenza, la sua condizione interpretata drammaticamente.

Seppure nel caso de La frana l’artista si riferisca a un fatto realmente accaduto, appena vissuto, è in tutta la sua poetica artistica di questo periodo la rappresentazione della sofferenza. In una chiave che rende la sua opera universale, e dunque attuale. Perché universale è il dolore, e attuali le sue rappresentazioni. Oggi come allora, è facile farsi colpire da immagini brutali di paura e terrore. Il difficile è trovare il coraggio di guardare, di stare faccia a faccia col dolore.

Alessandra Erriquez

Relatore

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