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Dolce morte nel Ticino – Ci crescono 12 morti suicidi – La saga continua – di Benedetta Galetti

La matematica di Benedetta, un conteggio di precisione

Dopo aver gioito per il ritrovato dinamismo del Municipio di Melano e il voto del GC in favore del notevole Rapporto firmato Morisoli-Ghisla, è arrivato il momento di riportare l’attenzione su Liberty Life, l’associazione per l’aiuto al suicidio attiva in Ticino.

Sono tre gli aspetti che ci preme mettere in luce.

Il primo aspetto è relativo alla severità del DSS che, almeno apparentemente, ha ritirato l’autorizzazione a esercitare come infermiera alla presidente di Liberty Life Mariangela Gasperini, fondandosi sulla “galassia” di società create e poi radiate, attive in disparati settori (arte, moda, spitex, etc.). A meno che… no, ma è impossibile che ci sia dell’altro.

Il secondo riguarda il costo del servizio offerto da Liberty Life. Susanna Zambruno Martignetti, la donna suicidatasi per mano di Liberty Life all’inizio di marzo, aveva denunciato la situazione italiana e si era lamentata del fatto che il diritto alla morte fosse un diritto riservato ai ricchi, vista la cifra che aveva sborsato, ben 13’000 euro. Il costo era poi stato confermato dal marito, in un intervista apparsa su tio.ch. Dopo le affermazioni del signor Streit, rappresentante di Exit in Ticino, secondo le quali il costo effettivo del suicidio ammonta, per la sua associazione, a 7’000 fr, la presidente di Liberty Life ha implicitamente smentito le affermazioni dell’ormai defunta Susanna e di suo marito, sostenendo che per morire la sua associazione chiede 7’000 franchi. La coincidenza si spiega, senza dubbio, con l’ottimizzazione della struttura di costi di entrambe le associazioni.

Il terzo aspetto che vorrei mettere in evidenza è invece quello relativo al numero dei suicidi assistiti firmati Liberty Life. Il Giornale del Popolo, nell’articolo che riprende la notizia relativa all’ubicazione della “casa della morte” (la denominazione non è merito nostro), riportava il numero di suicidi assistiti registrati in Ticino negli ultimi anni. Il 2015 si è concluso con 50 accompagnamenti alla morte (27 riguardavano cittadini italiani, 2 invece cittadini tedeschi e in un caso una persona di nazionalità francese, mentre negli altri 20 casi si è trattato di cittadini svizzeri). L’incremento è stato notevole rispetto al 2014 quando furono 17.

Mariangela Gasperini, in un illuminante articolo apparso sul Caffè di domenica scorsa, afferma che la sua associazione ha aiutato a morire 17 persone, dalla sua fondazione, il 2014, a oggi. Qualche settimana prima, il signor Streit aveva dichiarato che Exit aveva accompagnato, in Ticino, 17 persone nel 2014, a fronte delle 21 nel 2015. Importante precisare che Exit, per statuti, si rifiuta di accompagnare alla morte gli stranieri se non sono residenti in Svizzera in maniera permanente.

Anche ammettendo le nostre debolezze in matematica, dobbiamo convincerci che, almeno in apparenza, qualcosa non torna. Anche ammettendo che i 17 suicidi assistiti del 2014 siano tutti imputabili a Exit (ma non si capisce allora perché la Gasperini abbia precisato che i numeri a cui si riferiva erano compresi a partire dal 2014), sommando gli accompagnamenti di Liberty Life nel 2015, 17 (ma Susanna è morta nel 2016 e dunque il numero si ridurrebbe a 16 per quanto riguarda l’anno scorso), a quelli di Exit, sempre per lo stesso periodo, 21, arriviamo a 38. La polizia ne ha segnalati 50. Ci crescono dunque almeno 12 morti suicidi (assistiti!). Di chi è il merito?

Le alternative sono ridotte a due : la prima è che un’altra associazione di aiuto al suicidio sia attiva sul territorio ticinese, senza che nessuno ne sia al corrente, la seconda è che qualcuno sia più schiappa di me in matematica e che quindi…beh la seconda siete abbastanza maligni da immaginarvela da soli.

Benedetta Galetti


Relatore

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