Un segnale chiaro: Basta Tasse! (titolo originale)
In mezzo alla discussione su nuove tasse e imposte per risanare i conti del Cantone, il 5 di giugno, il popolo ticinese deciderà sulla modifica della legge sui trasporti pubblici e potrà così decidere in prima persona se accollarsi la tassa di collegamento – che non collega nulla se non i soldi del cittadino con le casse dello Stato – o invece lanciare un chiaro segnale contro la continua richiesta di sacrifici al Popolo ticinese.
La tendenza a proporre tasse “d’incentivazione” non sembra scemare, soprattutto a livello federale. Lo Stato sempre più spesso si sente nel dovere di spingere il cittadino a comportarsi secondo dei principi che lui stesso definisce giusti e meritevoli. La Tassa di collegamento, apparentemente, si inserisce in questa visione. Ma solo apparentemente. Appena approvata in Gran Consiglio, la nuova imposta era stata venduta come una tassa sui frontalieri. Questa storiella è durata poco perché il Governo stesso ha dovuto ammettere che la gran parte dei 18 milioni a cui brama vengono pagati (nuovamente) dai ticinesi. Allora il Governo tenta di spacciare il nuovo balzello per tassa di incentivazione, per educare in un qualche modo il cittadino a non usare la macchina per i suoi spostamenti, bensì di usare il trasporto pubblico. Tralasciando valutazioni sulla questione se ciò sia corretto o meno, la verità è che questo scellerato balzello non ha nemmeno il merito (o demerito) di modificare il comportamento del cittadino o dell’automobilista. Chi crede che tassando 30’000 posteggi in questo cantone, di cui la gran parte in zone praticamente irraggiungibili con il trasporto pubblico, si potrà “motivare” il ticinese a lasciare a casa la macchina a beneficio del trasporto pubblico probabilmente ha capito poco o nulla del Ticino, della sua morfologia e dei trasporti pubblici in generale. Quanti sono i ticinesi che oggi abitano e lavorano in zone comodamente raggiungibili con i mezzi pubblici? Praticamente solo quelli che abitano e lavorano lungo la linea ferroviaria, che alla sera e il fine settimana non si spostano per impegni extra lavorativi e che sicuramente tornano a casa prima dell’ultimo bus: spesso alle 18.30. Non ne restano moltissimi. Anche la credenza che i datori di lavoro si assumeranno in toto questa nuova spesa dimostra poca dimestichezza con l’attuale tessuto imprenditoriale ticinese. Per inciso, quello che per la maggiore, pur di tagliare i costi, assume manodopera frontaliera a discapito di quella indigena.
Chi promette minor traffico è, quindi, in malafede. Lo è ancor di più dopo che il Governo ha cambiato ancora una volta argomento per giustificare questa nuova tassa. Non i frontalieri e non la riduzione del traffico, ma il finanziamento del trasporto pubblico è il protagonista della questione ora. Un ricatto che altrove in Svizzera non avrebbe vita facile, ma in Ticino, pur di raggranellare nuove entrate, il nostro Governo e la maggioranza del Parlamento sono giunti a questo punto. Ora sta al Popolo ticinese decidere se dare seguito a questa nuova imposizione o mandare un chiaro messaggio a chi crede che i ticinesi siano sempre pronti ad una bella spremitura, ossia basta tasse!
Alain Bühler, vicepresidente UDC Ticino
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