Gli Stati Uniti sono sotto shock dopo I fatti di sangue di Dallas avvenuti nella notte di giovedi’. Al momento si sa che cinque agenti hanno perso la vita e dodici persone, tra le quali anche due civili, sono state ferite da colpi di arma da fuoco. I testimoni hanno detto che si è trattato di una vera e propria guerra in mezzo alla città. L’inferno si sarebbe scatenato al termine di una manifestazione pacifica contro le violenze commesse dai poliziotti nei confronti delle minoranze di colore. L’attacco di Dallas è infatti avvenuto dopo una settimana tristemente segnata da violenze, nella quale due afroamericani sono stati uccisi da agenti delle forze dell’ordine.
Mentre sempre maggiori informazioni sull’accaduto sono disponibili, l’esatta dinamica degli eventi non è tuttavia ancora chiara. Non c’è ancora certezza neppure sul numero degli autori di questa strage; se le prime ricostruzioni, infatti, parlavano di almeno due cecchini, posizionati su diversi edifici, il New York Times propone invece un’altra versione, secondo la quale un solo cecchino, armato di pistola e di un fucile semi-automatico, avrebbe sparato alle vittime.
La testata statunitense identifica il killer in Micah Johnson, un uomo di colore di 25 anni, incensurato, che ha servito nell’esercito in Afghanistan e sarebbe stato “sconvolto” dalla brutalità della polizia nei confronti dei neri negli ultimi tempi. Johnson, in fuga dalle forze dell’ordine, si é barricato in un garage e là, dopo lunghi tentativi di negoziati senza alcun esito, la polizia ha utilizzato per la prima volta un robot killer, che, esplodendo, l’ha ucciso. Secondo il capo della polizia di Dallas, comunque, non è possibile concludere, almeno per ora, che Johnson abbia agito da solo. Al momento, infatti, altre tre persone sono sotto custodia per essere interrogate.
Barack Obama, da Varsavia, ha condannato senza esitazione quanto accaduto, definendolo un attacco volento e premeditato per il quale non puo’ esserci alcuna giustificazione; negli stessi termini si è espresso Ban Ki-moon, segretario generale dell’ONU.
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