Il pensiero del giorno

Overture 1812, Francia e Russia tra musica, storia e politica

Pëtr Il’ič Čajkovskij apre una delle sue più famose opere con i colpi di cannone e la conclude con i fuochi d’artificio. In principio la Marsigliese, l’inno del nemico che come in un combattimento duella con il folklore russo; poi, diminuendo. È costretta alla ritirata. Nel tripudio finale, l’inno zarista trionfa. Innovativo, insolito e bellissimo inno eterno alla Vittoria.

Nell’Overture 1812 la Russia festeggiava la ritirata delle truppe napoleoniche da Mosca e la sventata invasione francese. La Francia imperiale contro la Russia zarista, due poteri che parevano non dover mai conoscere termine e, come tutti le più grandi potenze della terra, si erano scontrate.

Al tempo della tremenda Rivoluzione Sovietica, l’Overture venne interpolata e l’inno zarista venne sostituito con quello comunista. Oggi le cose sono diverse. Non più inimicizia tra i potenti e nemmeno rivoluzioni sovversive. Il pacato Putin sembra non tradire i suoi eccelsi antenati Zar e finanzia l’astro nascente della politica francese, Madame Le Pen. Si parla di un sostanzioso supporto economico che la leader del Front National avrebbe ricevuto dalla First Czech Russian Bank.

Lo Zar della nuova Santa Russia (e non è solo un’invocazione, essendo l’unica nazione che considera seriamente il rischio del terrorismo islamico) e la Marianna di Francia appaiono come gli ultimi difensori di una civiltà da troppi minata, custodi di valori che, per conto del relativismo molle dei benpensanti e dell’ipocrisia dei buonisti, rischiano di scomparire. Un’alleanza insolita, originale, proprio come l’Overture 1812. Salvifica.

Chantal Fantuzzi

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