Caso D’Alessandro / caso D’Errico
La mia opinione sul caso d’Alessandro bisogna pure che la dica in due parole, con semplicità. Il Consiglio di Stato è bene che si sbrighi, se non vuole fare una figura barbina. Se necessario, decida 4 a 1 (tra l’altro, quel variopinto personaggio qualcuno l’avrà pur messo lì; non sarà troppo difficile sapere chi e qualmente).
E tuttavia la positività – in questo ignobile caso – non manca: oportet ut scandala eveniant! Il contribuente che sputa sangue può vedere chiaramente come sono spesi i suoi soldi.
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Ma cominciamo con Ruggero D’Alessandro che, a differenza di quello che sostengono il “Mattino” e i giovani leghisti, non è genericamente “palermitano”, ma lo è sì da parte di padre essendo però da parte di madre argoviese e, in ogni caso, svizzero al 100% avendo il passaporto rossocrociato. Detto delle sue “origini”, che per il “Mattino” e i giovani leghisti sono probabilmente decisive giacché essi sembra che dividano il mondo in “svizzeri buoni” e “tutti gli altri cattivi”, va pure detto che il D’Alessandro poteva risparmiarsi tranquillamente le sue esternazioni sulle piattaforme pubbliche o (se ciò è vero) scrivendo da indirizzi pubblici. In ogni caso, l’inchiesta annunciata che seguirà farà probabilmente molto meno notizia del can-can mediatico messo in campo dai media leghisti e poi ripreso da tutti gli altri.
Ma passiamo al secondo “caso”, quello di Aron D’Errico, che sul “Mattinonline” si è permesso di accostare il Partito socialista ai terroristi dell’Isis e che, con varie circonvoluzioni (anche con vignette rappresentanti membri istituzionali del PS, eletti dal popolo ticinese), ha tentato di dimostrare una follia: che col proprio agire il PS farebbe il gioco dell’Isis. Mai considerazione è stata più grave e menzognera, addirittura scandalosa: il PS, come tutti sanno, si impegna per azzerare i problemi fra le diverse comunità, lo fa ad esempio proprio in questi giorni col presidente nazionale Levrat che propone di istituzionalizzare in Svizzera la fede musulmana onde tagliare i cordoni ombelicali che quest’ultima potrebbe avere con paesi di dubbia reputazione democratica e di dubbi obiettivi strategico-politico-culturali.
Ma anche il presidente cantonale del PS, Igor Righini (nel comunicato riportato anche da Ticinolive), è uscito con una presa di posizione ferma e decisa sul “problema migranti”: vogliamo risolvere questo problema insieme, in Ticino e in Svizzera, ha chiesto Righini, o vogliamo usarlo a mo’ di arena di scontro per regolamenti di conti partitico-politici interni? A quanto pare – e mi perdonerà l’amico De Maria a cui rispondo sempre in riferimento alle sue gustose provocazioni presenti in questo sito: Righini batte Gobbi in civiltà e in politica non solo 10-0 ma per abbandono dato che Gobbi la politica costruttiva pare averla proprio abbandonata – a quanto pare, dicevo, è proprio Gobbi ad aver dimenticato la sua ferma presa di posizione di appena qualche giorno fa quando esternò che la collaborazione con le autorità italiane in fatto di migranti sulla frontiera era ottima (questa frase me la segno a futura memoria) e che lui avrebbe cercato di “calmare i suoi” in questo momento topico in cui il flusso migratorio preme concretamente sui nostri confini nella ticinese Chiasso. Peccato, è davvero un gran peccato che Gobbi si sia dimenticato di queste belle parole partendo lui stesso lancia in resta contro il PS sulle pagine del “Mattino della domenica” del 21 agosto e sicuramente “non calmando” lo scalmanato D’Errico che, prima di accostare un partito storico (di lunga e responsabile storia) ticinese a dei terroristi, doveva pensarci due volte: il PS Lugano, i cui membri sono stati ritratti nelle disgustose vignette “commentanti” (???) il pezzo di D’Errico, ha infatti deciso di denunciarlo alla giustizia se verranno riscontrati gli estremi di una violazione della legge in tal senso, mentre in futuro tale prassi sarà adottata in ogni occasione di fronte al vilipendio gratuito e lesivo delle persone appartenenti al Partito socialista.
Un’ultimissima considerazione sul consigliere di Stato Gobbi. Ma gli indiani, così cari al suo movimento e a cui la Lega si appella regolarmente nei suoi manifesti elettorali indicandoli come popolazione che si è lasciata confinare in riserve perché non ha difeso abbastanza il proprio territorio, ma gli indiani, secondo voi, come avrebbero definito il voltafaccia di Gobbi?
Fonti ben informate che irregolarmente si fanno largo dai tempi passati verso il mio orecchio mi comunicano che il Capo Corvo Rosso, che trasvola beato tutte le epoche dall’alto delle celesti praterie di Manitù, avrebbe commentato filosoficamente: “Uomo bianco parla con lingua biforcuta”.
Sergio Roic
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Lasci stare Corvo Rosso che, come dice la funzione attribuitagli (Capo di guerra e di pace) era un combattente, specie da tempo estinta fra i radi ranghi dei sinistrati.