Pericolosa, perché mina uno dei pilastri del mercato del lavoro: il partenariato sociale. Le imprese e i rappresentanti del lavoratori stabiliscono le condizioni quadro per il contratto di lavoro di quel settore e lo Stato non interviene (se non in poche e precise occasioni). Con questa iniziativa, lo Stato è tenuto a intervenire sistematicamente sul mercato del lavoro, andando a rovinare un meccanismo che nel corso degli anni ha assicurato un certo livello di benessere. Per controllare la situazione ci sono le apposite commissioni paritetiche, che devono poter lavorare senza l’ingerenza statale.
Inutile, perché così come formulata non può difendere gli interessi dei lavoratori, rappresenta un grande ostacolo per lo Stato e assicura in automatico un peggioramento delle condizioni quadro ai lavoratori (ch si vedrebbero controllati i contratti di lavoro da uno Stato ingerente invece che da una commissione paritetica, composta anche da propri rappresentanti). Per ovviare a ciò, il Gran Consiglio ha varato un controprogetto all’iniziativa, decisamente più efficace. Le commissioni paritetiche vengono rafforzate e Berna ha già assicurato un proprio sostegno finanziario; l’investimento che verrebbe fatto sarebbe modulabile nel tempo, in modo da garantire un miglior utilizzo delle risorse a disposizione e soprattutto garantirebbe una continuità con le misure già adottate a favore del mercato del lavoro ticinese.
Simone Boraschi, Caslano, segretario Giovani Liberali Radicali Ticinesi
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