Tutto vero, tutto giusto, Andrea Nava. Ma ci sarebbe una cosa da aggiungere (lo faccio io). Il Partito, continua, invariabilmente, a perdere. Lo faccio notare anche a Fulvio, che conosco da tanti anni e che considero un amico.
Il voto “di tendenza” (che alcuni sprezzantemente chiamano voto “di pancia”) è deplorevole? Questo veramente mi spiace. È uno dei miei preferiti!
* * *
Parturient montes, nascetur ridiculus mus. La montagna ha partorito il topolino, si potrebbe commentare così il progetto dell’UDC. Semplicemente.
Tre i punti cruciali della proposta: preferenza indigena nel settore pubblico e parapubblico, sensibilizzazione verso la Berna federale e tavolo di lavoro. Primo. La preferenza indigena nel settore pubblico e parapubblico, nonostante non vi sia una chiara direttiva, fondamentalmente già avviene. E ciò senza che l’UDC proponesse nulla. Secondo. Si chiede al Cantone di attivarsi nella Berna federale. Forse ci è sfuggito ma avevamo come l’impressione che Christian Vitta stesse lavorando per conto del governo – da mesi, non da ieri – per spingere la preferenza indigena contenuta nel modello ticinese di clausola di salvaguardia. Sentendo i democentristi, evidentemente, ci sbagliavamo. Terzo. Il tavolo di lavoro nel quale devono essere coinvolti economia, amministrazione pubblica, sindacati e politica. Troppi. Non si sfugga alla responsabilità politica e si proceda istituendo, come proposto negli ultimi giorni, una commissione speciale a 6 membri: è sicuramente la via più veloce per applicare il voto entro sei mesi. La maggioranza assoluta dovrà essere garantita ai promotori. Se Lega e UDC intendono davvero dar seguito alla volontà popolare, dovranno trovare ben altre soluzioni.
Con queste proposte, l’UDC ha scoperto l’acqua calda. La vera sfida sarà infatti riuscire ad applicare la preferenza indigena nel settore privato (non nel pubblico dove già avviene) e indipendentemente da ciò che succede a Berna (come affermato più volte in campagna). E’ quanto hanno chiesto i ticinesi alla politica. E’ quanto UDC e Lega devono ai ticinesi. Ma su questo, il nulla.
Andrea Nava
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