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Parigi è in fiamme – di Maurizio Blondet

Maurizio Blondet è un giornalista fuori del comune, odiatissimo dai “politicamente corretti”, audace e potente. “Apocalittico cronista”, così egli definisce se stesso.  Noi potremmo definirlo “controverso”, per significare che è  al contempo amato e odiato.

Pubblicato su www.maurizioblondet.it e segnalato da Claudio Martinotti Doria, che ringraziamo.

[…] Eppure Hollande dovrebbe preoccuparsi di ben altro che della guerra in Siria. Nella notte fra il 17 e il 18 ottobre, sui Champs Elisées, mezzo migliaio di agenti di polizia hanno manifestato contro il governo, e contro il loro capo (Falcone, un corso) , mentre manifestazioni del genere accadevano a Marsiglia, Tolosa, Nancy; le notti seguenti altre manifestazioni, del tutto illegali. Ce l’hanno col capo “che non li copre”, coi politici, coi magistrati di manica larga verso i delinquenti.

La loro è esasperazione ma anche paura. L’8 ottobre, a Viry—Châtillon, un borgo dell’Essonne, quattro agenti che stavano sorvegliando una telecamera per fare le multe presso un semaforo, sono stati aggrediti di sorpresa da un folto gruppo: con bottiglie Molotov, una violenza inaudita e una volontà omicida chiarissima. Un poliziotto è morto, un altro è in fin di vita per le ustioni. “Ci hanno rotto i vetri dell’auto”, ha raccontato un agente superstite, hanno bloccato le portiere, “hanno dato dei pugni per non fare uscire i colleghi, e gli hanno gettato le Molotov sulle ginocchia”.

Da dopo l’estate, il numero di attacchi ai poliziotti con bottiglie incendiarie o armi atte ad uccidere sono divenuti di colpo numerosissimi: durante manifestazioni sindacali dell’estrema sinistra a Bastia, durante una protesta separatista, o nelle banlieues. “Ciò è divenuto consueto, così come l’aggressione per bande: a Lione, due settimane fa, due poliziotti in abiti civili sono stati identificati a margine di una manifestazione e aggrediti da una ventina di persone”, così racconta l’avvocato Thibault de Montbrial, penalista e consulente del governo per la sicurezza interna. “E il pericolo non cessa più, per gli agenti, con la fine del servizio – aggiunge. Il 13 giugno un capitano di polizia è stato accoltellato a Magnaville da un maghrebino islamista : “Quello è il momento dopo il quale gli incidenti, quasi mai mediatizzati, si moltiplicano: poliziotti riconosciuti per la strada e seguiti, minacciati, talora aggrediti,;eventi che conoscono una crescita esponenziale”. Ogni agente è sotto “una usura psicologica formidabile, ciascuno sa che tutto può succedergli, in ogni momento”.

Anche gli insegnanti vengono sempre più spesso aggrediti, picchiati, schiaffeggiati dagli allievi; interi corpi insegnanti sono intimiditi, edifici scolastici incendiati con le Molotov.

“Una popolazione in guerra con la polizia”

“Si deve constatare che la funzione di poliziotto, come quella di maestro, e più generalmente di persona depositaria dell’autorità pubblica, non è più rispettata assolutamente. Al contrario: esiste oggi una disinibizione assoluta ad impiegare la violenza contro le forze dell’ordine, in servizio o fuori, e le altre figure che rappresentano le istituzioni dello Stato”. V’è, aggiunge l’avvocato, “una popolazione che è in guerra contro la polizia”.

E se gli si chiede chi è questa popolazione, risponde: “Queste violenze si fondano essenzialmente su derive comunitariste, a volte etniciste, alimentate da un odio incredibile per la Francia. Bisogna esser ciechi per non essere inquieti per la coesione nazionale”.

I poliziotti che hanno manifestato sui Champs-Elysées si sono poi radunati sotto l’ospedale Saint-Louis, dove giace il collega ustionato dalle Molotov nell’assurdo attacco gratuito nell’Essonne. Hanno intonato la Marsigliese, come soldati superstiti di un’Indocina che già si agita, omicida, nelle banlieues. Consapevoli di essere l’ultimo freno a una violenza totale e corpuscolare, che non si può chiamare né guerra civile né rivoluzione, nemmeno rivolta, o insurrezione…, ma è odio allo stato, e ai bianchi, nella forma primaria. “Noi agenti siamo in ginocchio”, ha detto uno di loro al giornalista di Le Monde, “ma se la polizia cade, sarà l’anarchia in questo paese”.

Naturalmente al vostro apocalittico cronista vengono a mente le parole del veggente bavarese Alois Irlmaer (1894-1959) su Parigi:

“La grande città con l’alta torre di ferro è in fiamme; ma questo è stato fatto dalla propria gente, non da quelli che sono venuti dall’est. Posso vedere esattamente che la città è rasa al suolo – e anche in Italia sta andando selvaggiamente”.

 

Relatore

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