Un articolo del 13 ottobre dell’economista francese Philippe Herlin, dal portale Gold Broker.
“Il possibile rialzo dei tassi a lunga durata diventa un ricorrente tema d’inquietudine sui mercati. La Fed aumenterà i tassi ? Gli investitori anticipano una normalizzazione della curva dei tassi ? Dietro queste domande si pone la questione della liquidità creata dalle banche centrali dal 2008.
I giganteschi Quantitative easing hanno fatto passare i bilanci delle banche centrali dell’OCSE dall’equivalente del 10 % del Pil al 35 %, ossia circa 13’000 miliardi di dollari creati ex nihilo…
Ma solo una piccola parte di questi soldi è servita all’economia reale, attraverso un debole aumento del credito. Il resto si è ritrovato in un aumento dell’immobiliare, una buona tenuta dei mercati delle azioni e soprattutto nelle obbligazioni di Stato. Ecco perché i tassi a lungo termine sono scesi così tanto, al punto da diventare negativi in diversi paesi europei.
Si capisce dunque che un’anticipazione, fondata o meno, di una risalita dei tassi significa una catastrofe per chi detiene queste obbligazioni, che rendono pressoché nulla o che causano dei costi : il loro valore crollerà.
[…] Questa risalita, reale o presunta, causerà uno tsunami di vendite e le liquidità cercheranno nuovi sbocchi, il che causerà delle bolle e, date le cifre in gioco, anche un’inflazione.
I mercati delle azioni e l’immobiliare sono già alti e si può prevedere che questi nuovi soldi si investiranno piuttosto nelle materie prime (soprattutto petrolio), il che farà salire i prezzi al consumo.
A questo punto, verrà avviata una spirale “prezzo-tasso d’interesse” che renderà inarrestabile l’aumento dei tassi. Senza dimenticare gli effetti, soprattutto sulla montagna dei prodotti derivati […]
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