Ospiti

Il nucleare non serve più, è pericoloso e superato – di Melitta Jalkanen

Riceviamo e pubblichiamo questo testo, che non impegna la linea della testata.

* * *

NOTA.  L’energia elettrica prodotta in Svizzera è per circa il 60 per cento energia idroelettrica. Da altre fonti energetiche rinnovabili si ricava oggi il 4,3 per cento dell’intera produzione svizzera di elettricità (dati del 2015) e la loro quota continua ad aumentare. Il 40 per cento circa dell’energia elettrica proviene dalle centrali nucleari svizzere.

(da un documento ufficiale del Governo, DATEC 2016)

* * *

MELITTA JALKANEN   Nei secoli e millenni, l’umanità ha fatto progressi. (Certo, ogni tanto anche qualche passo indietro…)

Ma siamo contenti di aver ridotto la mortalità infantile, di aver scoperto la ruota, persino della telefonia mobile. Eppure è difficile lasciar andare le vecchie convinzioni, anche quando sono superate. Forse siamo in imbarazzo ad ammettere che quello che per noi era il non-plus-ultra, oggi non lo è più. Come se avessimo sbagliato. Ma non è così. Si agisce sempre in buona fede, nelle circostanze, con le conoscenze del momento.

Se avete un amico imprenditore, con una fabbrica ormai antiquata, e vedete che quello ogni mese si affossa di più, perché i costi ci sono ma non i profitti, che cosa fate ? Vedete che non ha più i soldi per investire, anzi, dietro il capannone ammassa rifiuti tossici perché non sa come disfarsene. Penso che gli consigliate di accettare la realtà e senza aggravare ulteriormente la situazione, chiudere baracca.

Questa è la situazione delle centrali nucleari svizzere. Pezzi da museo. Tra le più vecchie al mondo. Non ne sono state costruite di nuove, perché non ce n’era bisogno. Ecco perché. Perché sarebbero costate uno sproposito. E oggi siamo in grado di sostituire la piccola fetta di corrente nucleare che ancora usiamo, con energia rinnovabile. Energia indigena.

La tecnologia, la scienza, sono andate avanti in questi anni. Ogni giorno che perdiamo, nell’imbarazzo di accettare questa realtà, aumenta il „buco“, aumentano i costi di smaltimento, aumentano le scorie radioattive che nessuno vuole sul proprio territorio perché nessuno può garantirne lo stoccaggio in sicurezza per 200’000 anni. Ogni giorno di inutile procrastinazione aumentano i problemi e i costi e l’imbarazzo. E ogni giorno aumenta il rischio di un’uscita NON pianificata dal nucleare. Un’uscita forzata, dettata da eventi inattesi, da incidenti, ricatti da parte di altre nazioni, errori umani.

Per gestire in modo razionale e responsabile e lungimirante il nostro paese, votiamo SÌ all’uscita pianificata dall’energia nucleare, il 27 novembre.

Melitta Jalkanen, Ruvigliana.

Relatore

Recent Posts

Deutsche Bank: cosa c’è davvero dietro i 200 miliardi “scomparsi”?

L’ombra lunga delle compensazioni bancarie e il caso Schiraldi La denuncia è arrivata come un…

8 ore ago

Nayib Bukele: il presidente di El Salvador che parla di guerra spirituale e preghiera

In un’epoca politica dominata da tecnocrazia, linguaggio neutro e diplomazia calcolata, il presidente di El…

9 ore ago

La durezza degli USA

di Tito Tettamanti Ogni nazione ha un suo carattere, influenzato dal clima, dalla morfologia del…

17 ore ago

Il richiamo di Cthulhu

Ecco uno dei racconti più celebri e amati di H.P. Lovecraft: “Il richiamo di Cthulhu”.…

22 ore ago

Una macchina abbandonata nel Bronx e un’altra a Palo Alto

Ci siamo imbattuti per caso nel web in questo testo; l'abbiamo trovato interessante e l'abbiamo…

23 ore ago

This website uses cookies.