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Di villaggi gallici e dell’impero romano: metafora di un paradosso – di Giovanna Viscardi

da Opinione Liberale, per gentile concessione

* * *

Nel corso dell’ultima sessione di Gran Consiglio, il Consigliere di Stato Claudio Zali ha soprannominato la Città di Lugano “villaggio gallico”. Nei popolari fumetti di Asterix (originariamente di Goscinny e Uderzo), secondo alcune interpretazioni, gli abitanti del piccolo villaggio gallico sarebbero delle caricature di un popolo presentato come attaccabrighe, iroso, non molto acuto (a parte qualche eccezione, come il Druido) e che passa la maggior parte del proprio tempo a litigare su questioni di lana caprina.

La procedura per arrivare a definire la tassa sul sacco è cominciata nel secolo scorso, quando a capo del Dipartimento del Territorio vi era ancora l’attuale sindaco del villaggio gallico. E qui, per similitudine, diremo che, vista l’inoperosità, egli probabilmente trascorreva le sue giornate a bere cervogia e ad addentar cinghiali. Senza curarsi troppo di dove finissero le ossa e le lattine, e non pensando eccessivamente a smaltimento e riciclaggio dei rifiuti, ma forse più ad altre faccende.

Poi, un paio di anni orsono, al Capo Villaggio viene l’idea di introdurre sul piccolo territorio gallico la terrificante Tassa sul Sacco, fetido balzello che lo portava a conformarsi, di fatto, ai dettami dell’Impero Romano invasore. Ma non a tutti i cittadini del consiglio del villaggio la cosa va a genio, e quelli della sua casata preannunziano un referendum. Gli altri cittadini, impauriti dalla minaccia, dopo annose discussioni, riunioni, litigi e danze, trovano un compromesso: che però non viene gradito dall’Impero Romano (Consiglio di Stato).

E, allora, l’imperatore Zali, dando prova di inaudito coraggio e senso della res publica, decide che è giunto il momento di imporre pure ai gallici, così come a tutti gli altri baluardi della resistenza, una regola generale che deve applicarsi uniformemente e senza eccezioni. Ed è qui che la storia si complica, poiché l’imperatore indossa la stessa casacca del Capo Villaggio gallico e dei riottosi villici che non vogliono conformarsi alle regole. Egli viene accusato e vilipeso, ma dimostrando grande coerenza persegue imperterrito e senza tema la sua meta. Ed ecco che quei villici irosi insorgono, e vogliono distruggere il suo certosino operato.

A questo punto viene spontanea una domanda: ma chi sono in realtà i gallici dissidenti? Lugano non è un villaggio gallico: è una città che ha tentato di adeguarsi al diritto superiore, ma è stata fermata da un clan solito a diffondere paura e seminare insicurezza tra i cittadini, opponendosi finanche ai propri rappresentanti negli esecutivi. La coerenza di questo eterogeneo movimento pecca sotto tutti i punti di vista: basti pensare alla tassa di collegamento; all’aumento del moltiplicatore a Lugano. Per non dire del fatto che, mantenendo lo status quo, ogni cittadino contribuente continuerebbe a pagare i costi di smaltimento mediante le imposte che versa allo Stato: e ciò anche a pro di quegli altri cittadini che quel clan non cessa di definire “parassitari, poiché non pagano le tasse”. Non sono Gallici; non sono Romani: sono figli di Attila.

Giovanna Viscardi

Relatore

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