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Via Sicura : una Guantanamo costruita alla chetichella – di Andrea Leoni e Marco Bazzi

da LiberaTV, per gentile concessione
L’automobilista in teoria dovrebbe essere il signore della Galassia (poiché dominante nella società, non siamo forse TUTTI automobilisti?) In realtà è l’essere più tapino che esista al mondo, soggetto ad ogni genere di angherie e sadiche vessazioni. Leoni e Bazzi ci dicono “Via Sicura, legge approvata dal nostro parlamento, è la nostra Guantanamo”. È ben probabile che la maggior parte dei deputati neppure si rendesse conto di ciò che stava votando. Ma ora il danno è fatto e tornare indietro sarà molto difficile.  In questo duro articolo – che è il secondo e non il primo – i due bravi giornalisti pronunciano una dura requisitoria contro il mostruoso e, diremmo, kafkiano marchingegno. Una lettura appassionante. Noi da parte nostra saremo ben lieti di raccogliere qualche incisiva testimonianza e di offrirla ai nostri lettori.
* * *
C’è chi si è bevuto un bicchiere di troppo. E c’è chi si è bevuto completamente il cervello. Le testimonianze delle “vittime” che filtrano, a spizzichi e bocconi, da dietro la cortina di ferro di Via Sicura, lasciano increduli e spaventano per la mostruosità con cui si perseguita chi disgraziatamente – e non per incoscienza criminale – viene fatto prigioniero di quel mondo.

Un mondo popolato dalla fauna tipica dei regimi. Da burocrati insensibili e dai loro Beria. Da politici pavidi, distratti e asserviti al potere e ai deliri normativi bernesi e da figure inventate di nuovo ma con lo stampo orwelliano. Tutti laboriosamente al servizio della Grande Purga in atto.

E di ciò che accade a chi cade in quella trappola, poco o nulla si sa. Chi ne esce narra con gli accenti del terrore e della depressione l’esperienza vissuta e preferisce dimenticare alla svelta piuttosto che raccontare a tutti il suo calvario. Da dietro quel muro si staglia lo spettro della ritorsione.

 Ad essere poco conosciuti sono anche i meccanismi con cui quella macchina infernale stritola letteralmente la vita di una persona: psicologicamente, economicamente e professionalmente. E come sempre sono i poveracci e i cittadini della classe media – che hanno il posto di lavoro ballerino e non hanno i biglietti da mille alla portata – a pagarne le conseguenze peggiori.

 Il tutto senza che il malcapitato possa sostanzialmente appigliarsi a quegli strumenti di garanzia e di contrappeso che la democrazia e lo stato di diritto prevedono a tutela del cittadino verso l’azione dello Stato. Tutto procede a tabellina, d’ufficio, nel solco della peggiore tradizione della violenza burocratica.

Sta insomma crescendo nella pancia del nostro Paese e del nostro Cantone un Sistema gravemente liberticida, intollerabile, ingiusto, che va combattuto con coraggio e determinazione. Un Sistema fondato sul senso di colpa, sull’umiliazione e sulla rieducazione muscolare, che non è esagerato definire fascista. C’è di che avere paura.

Un Sistema che sembra sfuggito ad ogni controllo da parte dell’autorità politica, cioè da parte di chi ha il dovere e la legittimazione popolare per fare da argine a qualunque statalismo prepotente e repressivo.

Uno statalismo che come ogni statalismo non si limita ad organizzare l’ordine e la convivenza civile attraverso il castigo. Ma che punta con la punizione a voler riformare il cittadino, le sue abitudini, i costumi e le relazioni sociali, le tradizioni. Sono gli immortali moralisti in servizio permanente nella censura della vita altrui.

È ora di dire basta! Basta davvero! E d’ora in avanti non mancheremo occasione per martellare le istituzioni, Consiglio di Stato e Gran Consiglio in primis, affinché si adoperino per accendere le luci e smantellare questa sorta di Guantanamo costruita alla chetichella.

Andrea Leoni e Marco Bazzi
Relatore

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