Non era solo, Domenico Maurantonio, il diciannovenne padovano morto in circostanze mai chiarite in gita scolastica a Milano.
No, non era solo, quella notte tra il 9 e il 10 maggio del 2015, precipitò dalla finestra del corridoio dell’Hotel Da Vinci di Bruzzano, morendo sul colpo. Aveva bevuto molto, era vero. Ma si sa, in gita scolastica non ci si va da soli. E il “peccato” di venir meno alla prudenza è sempre compiuto con qualche amico. Eppure, la sua intera classe, nei due anni seguiti al caso misterioso, si è coalizzata per tacere.
Nessuno ha visto nulla, nessuno ha parlato. Nessun. Eppure erano in tanti.
La famiglia invano ha implorato gli amici del figlio di venir meno alla loro omertà. Eppure nulla è emerso. Secondo i familiari sarebbe stata scontata la presenza di almeno un’altra persona che avrebbe tenuto il ragazzo per le gambe. Escluso il suicidio. Omicidio? Un gioco finito male?
La Procura di Milano ha deciso di archiviare l’inchiesta, non accogliendo le inchieste del pm Giancarla Serafini e del magistrato aggiunto Alberto Nobili. Appare scontata, per tanto, la protesta della famiglia, decisa ad indagare ulteriormente.
Un caso che fa riflettere su quanto possa esser micidiale una coalizione tra amici probabilmente colpevoli eppure splendidamente protetti l’un l’altro. Le marachelle le si decidono insieme, magari complice l’alcol. Poi a morire è uno soltanto. E a tacere tutti quanti.
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