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Dialetto – La carica dei Ventiquattro – Pamini fa i conti e dice: “Si può fare con meno di 3.3 milioni”

Paolo, sei ingegnoso… Ma guarda che forse lo scopo non è quello! (fdm)

Settimana scorsa, la notizia dell’assunzione di un torinese presso il Centro di dialettologia e di etnografia (CDE) all’interno del Dipartimento dell’educazione, cultura e sport (DECS) ha suscitato una serie di discussioni, tutt’ora in corso (su questo tema ho presentato un’interrogazione al Governo). In particolare, colpisce scoprire che il CDE ha un volume di uscite pari a ca. 3.3 milioni di franchi l’anno. Nell’ambito di un ripensamento della finanza pubblica e dei compiti dello Stato, Governo e Parlamento potrebbero decidere di fare del CDE il caso esemplare di applicazione della digitalizzazione per cambiare radicalmente il funzionamento dello Stato, coinvolgendo i cittadini e risparmiando notevoli risorse finanziarie.

La digitalizzazione è un megatrend che sta guadagnando mondialmente forza proprio in questi ultimi dieci anni, in particolare con la crescita esponenziale delle connessioni internet (anche cellulari), delle funzionalità degli smartphone (a partire, appunto, dal lancio dell’iPhone dieci anni fa), del crollo del costo di raccolta e immagazzinaggio di dati elettronici (cosiddetti big data) nonché della capacità di elaborarli. Nel loro libro del 2015 The future of the professions, ossia il futuro delle professioni liberali (quali medici, avvocati, consulenti, giornalisti, architetti,…), gli autori inglesi Richard e Daniel Susskind descrivono in modo molto chiaro come già tra cinque-dieci anni macchine e software saranno in grado di eseguire meglio di un professionista e ad una frazione del suo costo orario tutta una serie di lavori.

Solo a titolo di esempio, gli autori stimano che già oggi negli USA e in UK avvengano più consultazioni mediche attraverso siti web di diagnosi “self-service” che direttamente presso i medici generalisti di famiglia. Poiché i software di diagnosi medica tengono conto dell’esperienza clinica documentata in ben più pubblicazioni scientifiche di quante un normale medico possa ragionevolmente leggere, la qualità e l’accuratezza della diagnosi automatizzata sta progressivamente superando quella di un professionista. Similmente, si stima che a breve le dichiarazioni fiscali, oppure l’ordinaria contabilità di un’impresa, saranno preparate più velocemente e a costi minori utilizzando dei software automatici, il cui risultato il professionista si dovrà limitare a verificare criticamente in base allo specifico contesto. I giornalisti dovrebbero prestare attenzione ai software già oggi capaci di generare in automatico una narrativa, soprattutto nel caso di semplici informazioni come i risultati sportivi o l’andamento borsistico.

I funzionari pubblici non possono pretendere di essere immuni al cambiamento tecnologico. In particolare, i noiosi compiti di routine potranno presto essere eseguiti a costi minori da procedure automatizzate senza il rischio di polemiche circa il dumping salariale. Sarebbe un affronto verso il cittadino contribuente non voler vedere l’occasione di risparmio. Il CDE, che si occupa di raccogliere e sistematizzare la cultura dialettale delle nostre terre, potrebbe pertanto sostituire parte dell’effettivo con una soluzione informatica. Si pensi a qualcosa simile a Wikipedia, dove i cittadini potrebbero editare le voci del dizionario dialettale, caricando con il proprio smartphone filmati o registrazioni audio. Sono idee che necessiterebbero ben meno di 3.3 milioni di franchi l’anno, coinvolgerebbero molti ticinesi in prima persona e darebbero loro ben più soddisfazione per le imposte che pagano, e che potrebbero anche diminuire. Naturalmente, un software non ha famiglia e non costituisce un bacino elettorale. Ma neppure un funzionario di origini straniere.

Paolo Pamini
AreaLiberale e Istituto Liberale

Pubblicato nel GdP e riproposto con il consenso dell’Autore

Relatore

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