Il secondo obiettivo della privatizzazione è migliorare i conti comunali con una operazione di “contabilità creativa” e fare belle figura davanti agli elettori. In pratica il Municipio, creando una SA con capitale sociale di 30 milioni, realizzerebbe un incasso straordinario, per i conti della Città, costituito da azioni nominative. Insomma nei conti del comune ci sarebbero 30 milioni in più: sarebbero solo sulla carta, per trasformarli in soldi reali, semmai ce ne dovesse essere bisogno, l’unico modo sarà quello di vendere le azioni, e di conseguenza cedere le AIM a dei privati. Esattamente quello che il referendum vuole evitare. Con la trasformazione delle AIM in SA non saremmo né più ricchi né più poveri di prima, ma correremmo molti rischi in futuro di divenire più poveri svendendo un gioiello di famiglia che abbiamo costruito e gestito egregiamente per decenni.
Se le AIM diventassero una Società Anonima, la logica che si imporrebbe sarebbe quella del mercato, degli utili a tutti i costi. Gli interessi della SA vengono prima degli interessi dei cittadini-consumatori di energia elettrica, che devono continuare a potersi avvalere di un servizio pubblico. Esempi eclatanti di questo deleterio cambio di mentalità, da servizio pubblico a SA, sono quelli delle PTT e delle FFS: da modelli di efficienza ed eccellenza si sono trasformati in aziende private, seppur interamente in mani pubbliche, a cui interessano solo i profitti e le “razionalizzazioni” e che di conseguenza chiudono sportelli ed eliminano servizi utili alla popolazione, infischiandosene delle necessità e richieste dei cittadini.
Lo scopo di un’azienda industriale locale come quella di Mendrisio non deve essere quello di aumentare i guadagni, bensì quello di ridurre gli sprechi e di soddisfare i bisogni residui (vale a dire diminuiti dalla riduzione degli sprechi) possibilmente con fonti rinnovabili e locali. Questi obiettivi sono perseguibili senza privatizzare le AIM che si troverebbero addirittura avvantaggiate rispetto ai grandi distributori in quanto possono fornire interventi puntuali e diversificati in relazione alle caratteristiche di ogni edificio e impianto industriale presente sul territorio.
Per tutti questi motivi vi invito a votare NO alla privatizzazione delle nostre Aziende Industriali il 5 marzo.
Claudia Crivelli Barella, I Verdi
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