Era il 29 marzo 2016, sul tram di Zurigo un ventenne atleta a livello avanzato di thai boxe, recentemente convertitosi all’Islam, aveva incontrato due coetanei e detto loro di “non andare in giro a fare i gangster ma di andare in moschea, qualche volta.” Uno dei due amici gli aveva risposto che non erano affari suoi e questi, per tutta risposta, gli aveva sferrato un pugno in pieno volto. La vittima era piombata a terra, battendo la testa sull’asfalto e rompendosi la mandibola, oltre a procurarsi altre lesioni gravi.
Oggi l’aggressore, chiamato col nome fittizio di “Carlos”, in carcere preventivo dal 30 aprile scorso, dovrà rispondere davanti al Tribunale distrettuale di Zurigo all’accusa di tentate lesioni gravi. Il procuratore Martin Barlocher ha ribadito la sua richiesta di pena di 30 mesi di carcere, rinunciando inoltre a domandare l’internamento, misura da riconsiderare in caso di recidività.
Carlos ha oltre 30 condanne “guadagnate” sin da quando era minorenne, o meglio, da quando aveva 9 anni, dal 2013 gli era stata data “popolarità” in un programma televisivo della tv svizzero-tedesca SRF che parlava delle misure prese nei suoi confronti: un appartamento di 4 vani, sorveglianza 24 ore su 24, la possibilità di seguire lezioni di boxe thai, per un costo totale per il paese di 29mila franchi al mese. Carlos ha sempre continuato a delinquere, arrivando, nel 2014 a mettere a soqquadro l’istituto che lo accoglieva per un totale di 9mila franchi di danni.
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