Dopo la Germania e l’Olanda, anche la Svizzera si è trovata coinvolta nel caso diplomatico riguardante la Turchia e più in particolare la visita del ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, impegnato in una tournée di propaganda in vista del referendum previsto per il 16 aprile. Il referendum è costituzionale e potrebbe conferire ancora più potere al presidente Erdogan e proprio per questo la visita del ministro sarà senza ombra di dubbio un evento delicato.
I due paesi dell’UE hanno infatti preferito annullare diversi incontri con ministri turchi e anche l’Hilton di Zurigo ha preferito rinunciare all’evento perché “non si sentiva in grado di garantire la sicurezza degli ospiti, dei suoi dipendenti e dei partecipanti”.
Le autorità zurighesi stesse hanno chiesto al Dipartimento federale degli affari esteri di annullare la visita del ministro ma Berna non è d’accordo: le minacce alla sicurezza non sono “talmente eccezionali da giustificare restrizioni alla libertà d’espressione”. L’evento dunque si terrà ma il luogo non è noto.
“A rendere ancora più delicata la situazione” riporta SWI “sono le rivelazioni del quotidiano Tages Anzeiger, secondo il quale il nome del numero due dell’ambasciata turca nella Confederazione, Volkan Karagoz, figura tra quelli dei 408 turchi che hanno chiesto l’asilo in Svizzera dal luglio del 2016, dopo il tentato colpo di Stato avvenuto in Turchia.
Karagoz rischia il carcere in patria poiché sarebbe sulla lista dei funzionari sollevati dalle proprie funzioni per sospetti legami con il predicatore in esilio Fetullah Gulen, considerato da Ankara come la mente dietro il fallito putsch”.
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La Polizia e Politici, dovrebbero indagare se il manifesto non è stoto esposto sotto gli ordini di Erdogan,