La lunga marcia dell’Eurocrazia procede nella sua strada
Ieri, come ben sapete, a Roma si sono tenuti i sessantanni dei Trattati di Roma dai quali, sotto diverse forme, si arrivò a quella che oggi conosciamo come Unione Europea, non solo un’alleanza tra stati, ma un vero e proprio superstato sovranazionale. Chi ci segue sa che osserviamo con estrema attenzione i processi che stanno conducendo ad un sempre più definito superstato europeo e in occasione di questo anniversario vediamo un po’ di tirare le somme.
Da più parti, soprattutto dopo la Brexit, si parla ormai di Unione al collasso, di imminente fine e via dicendo, noi al contrario notiamo che invece sta andando tutto secondio i piani di chi ha progettato questo superstato, che per comodità chiamiamo eurocrazia.
Perché sosteniamo questo? Vediamo di elencare i punti che supportano la nostra visione:
1) Brexit: la Brexit, al contrario di come possa apparire in un primo momento, è qualcosa di favorevole all’Unione, perché ha eliminato l’unico stato da sempre reticente alla cessione di maggiore sovranità nazionale e che quindi avrebbe sicuramente messo il veto a qualsiasi processo necessario di incremento dei poteri di Bruxelles.
2) Trump: l’elezione di Trump da un’ulteriore spintarella alla centralizzazione europea. Come sapete il nuovo presidente americano non è particolarmente vicino agli eurocrati e soprattutto ha chiaramente fatto capire, che la protezione militare americana sull’Europa sta per finire e che quindi gli stati europei devono incrementare le proprie spese militari se ci tengono alla propria sicurezza. Questo, come anche si evince dalle dichiarazioni di ieri, porterà probabilmente alla nascita di un Esercito Europeo cosa che a sua volta porterà alla nascita di un Ministero delle Difesa Europeo. Ed è innegabile che un esercito unico è un passo importantissimo nella marcia verso il superstato europeo.
3) Crisi economica: come anche sostenuto da un europeista come Monti, la crisi è un’occasione per cedere maggiore sovranità all’Europa. Gli stati meridionali, ma non solo, continuano ad essere soffocati dai debiti e perdura una condizione di crescita debole e depressione economica e morale. Questo non è assolutamente un male per gli eurocrati, anzi è un’occasione per farli cedere.
Queste sono le condizioni attuali che a nostro avviso dimostrano che la marcia dell’Eurocrazia è in pieno svolgimento, ma vediamo come potrebbe addirittura avere un’accelerata:
1) Terrorismo interno: aver fatto entrare milioni di islamici sul suolo europeo oggi e in passato ha come diretta conseguenza un incremento del terrorismo fondamentalista, il nemico interno può essere usato per incrementare la sicurezza comune e in futuro potrebbe portare ad un’intelligence unificata.
2) Nemico esterno: come già detto in altri nostri articoli, un fattore importantissimo nella creazione di un sentimento nazionale, in questo caso di un sentimento europeista, è avere un nemico comune. Finora questo nemico sembrava essere la Russia di Putin, che però non viene visto da buona parte del popolo europeo come “il cattivo”. Un alternativo nemico comune che invece suscita l’antipatia nella totalità degli europei, è la Turchia nel neo-dittatore Erdogan. Se la tensione tra Ankara e Bruxelles continuerà ad incrementare, soprattutto alla luce della deriva autoritaria della prima e dei focolai di ostilità pronti che covano sotto la cenere, non è da escludere una guerra diplomatica ed economica se non addirittura militare. E un importante nemico comune darà una fortissima spinta all’Europa Unita.
3) Prossime elezioni: a parte la Brexit, di cui però abbiamo visto addirittura l’utilità, non vediamo particolari scossoni politici all’interno dell’Unione. In Austria l’estrema destra non ha eletto il suo presidente, in Olanda nemmeno e in Francia, come abbiamo visto in questo nostro articolo, le probabilità che la Le Pen vinca sono veramente basse a causa del sistema a doppio turno. Ed anche dovesse farcela sarebbe comunque un presidente senza maggioranza parlamentare. Ed altri scossoni interni non se ne vedono. In Italia il Movimento Cinque Stelle non è veramente una forza euroscettica e al di là dei proclami difficilmente farà qualcosa contro l’Euro e l’Europa ed anche dovesse indire un referendum a mio avviso in Italia perderebbe.
4) Secessionismi filo-Ue: sarà anche interessante vedere come si evolveranno i tentativi secessionisti di Scozia e Catalogna, secessionismi europeisti che quindi potrebbero anche essere favoriti da Bruxelles come ipotizzavamo nel nostro articolo l’Europa dei secessionismi.
5) Elezioni in Germania: le elezioni veramente importanti sono però quelle tedesche dove Angela Merkel potrebbe cedere il posto al socialista europeista Schulz. Finora la Germania della Merkel ha sempre avuto una visione basata sull’egoismo nazionale. Con l’europeista Schulz alla Cancelleria e con Draghi alla Banca Centrale, l’austerità potrebbe finire.
Ecco proprio partendo dall’ultimo punto vediamo di trarre una conclusione importante di come l’eurocrazia possa fare scacco matto e darà una spinta fondamentale al processo di centralizzazione. Come sappiamo paesi come Italia e Grecia, ma anche altri paesi europei, sono soffocati dai debiti e dall’austerità economica ed è chiaro che i debiti non saranno mai pagati con l’austerità ed anzi i rapporto debito/pil dei paesi che hanno intrapreso la strada dell’austerità, è esploso. Sembra inevitabile che dovrà essere fatto qualcosa per risolvere questa situazione e calciare sempre il barattolo non sarà possibile per sempre. Soprattutto nel caso dovesse vincere Schulz in Germania e Macron in Francia, molto probabilmente si andrà o verso una ristrutturazione dei crediti in possesso della Banca Centrale Europea oppure saranno necessari gli Eurobond. O comunque sarà studiato qualcosa per alleggerire la pressione sui paesi in difficoltà, Francia compresa. E questo ovviamente non sarà fatto gratis, ma comporterà un importante cessione di sovranità all’Europa, in cambio, almeno nel breve periodo, avremo una certa crescita economica e quindi l’Eurocrazia utilizzando il bastone prima e la carota dopo ci avrò tolto la sovranità e nessuno si lamenterà più di tanto perché almeno nel breve periodo ci saranno migliori condizioni economiche. Un assedio soft a nostro insaputa. Del resto se ci fosse stata tolta la sovranità di colpo, ci saremmo ribellati invece con questo sistema graduale tutto avverrà senza particolari traumi.
Concludo dicendo che quindi il piano, la lunga marcia dell’Eurocrazia, procede nella sua strada, chi spera in un ritorno agli stati nazionali, a mio avviso si sta solo illudendo. Certamente questa Europa unita nel nome delle banche e della finanza non piace a nessuno, ma non saranno i nazionalismi a farla fallire. Auspico invece che possa nascere un movimento antisistema e riformatore a livello europeo, solo se i popoli europei si solleveranno uniti e prenderanno coscienza insieme c’è possibilità di cambiamento.
Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.
Fenrir
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In tutta modestia egregio Fenrir, oserei suggerire quanto il pensiero… mercantile “liberal” - col quale stiamo probabilmente ri-affondando - faccia (ha sempre fatto) in modo che la storia e la società siano esclusivamente determinate dal gioco degli interessi economici predominanti.
Per cui oggi potremmo benissimo essere agli inizi di un’Europa in formato “metropoli”. Mi spiego senza prendere partito, sia ben chiaro. Lo faccio per amore di tastiera. Considerando poi le figure politiche in procinto di essere elette nei vari Paesi in campagna elettorale. Come non prevedere quindi un forte richiamo ai valori della mondializzazione, sostenuto da un “C.d.A.” europeo centralizzato. Non si può non notare che i documenti ufficiali dell’EU portano, come intestazione... come simbolo un… palazzo. Quasi fosse un’holding finanziaria. Come sappiamo i simboli contano. Et alors? Alors… en Marche!
Inoltre gli Stati residui, mi permetto di rilevare, tendono sempre più a trasformarsi in quartieri differenziati per di reddito, dove la gerarchia delle libertà personali soggiacciono al grado di ricchezza individuale: quindi si assisterà prima o poi al superamento degli obsoleti confini nazionali e l’innalzamento di performanti muri di topografica segregazione redditocratica. Seguirà il definitivo Sì a una migrazionismo - più o meno mal gestito - di tipo mercantile, imposto da una presunta “necessità” etica, anzi… economica, finalizzata al Supremo Interesse. E nonostante questo ci sarà ancora chi vuol farci credere che non esistano più le classi, i ceti, piegandoci a quella ipocrita speranza di un, peraltro, inesistente ascensore sociale.
Come non vedere poi lo scorrere inerte degli anni consumati per decidere se il lavoro sia/non sia “pane” per tutti: in realtà già sappiamo che non tutti esercitano, né mai avranno un lavoro stabile. Oppure chiedersi se la nostra quotidianità stia diventando più violenta. In senso ampio. Domanda retorica. Certo che sì! Perlomeno per gli istillati stili di vita fortemente individualistici, per competizione indotta, per le discriminazioni economiche crescenti, per il degrado dei rapporti interpersonali, quindi per… quotidiana evidenza.
Ci si chiede, infine, se la disinformazione sui temi fondamentali sia sconfortante. In effetti la distrazione sui temi scottanti è volutamente… distraente. Per banalità strategica. Ogni giorno un mirato matraquage” mediatico vuole agire sulle menti instillando, in dosi più o meno omeopatiche, il credo dell’impossibilità di un’alternativa percorribile. Immodestamente, molto immodestamente, presumo di conseguenza, che si perda del tempo prezioso a dibattere intorno all’inutilità.
In tutta modestia egregio Fenrir, oserei suggerire quanto il pensiero… mercantile “liberal” - col quale stiamo probabilmente ri-affondando - faccia (ha sempre fatto) in modo che la storia e la società siano esclusivamente determinate dal gioco degli interessi economici predominanti.
Per cui oggi potremmo benissimo essere agli inizi di un’Europa in formato “metropoli”. Mi spiego senza prendere partito, sia ben chiaro. Lo faccio per amore di tastiera. Considerando poi le figure politiche in procinto di essere elette nei vari Paesi in campagna elettorale. Come non prevedere quindi un forte richiamo ai valori della mondializzazione, sostenuto da un “C.d.A.” europeo centralizzato. Non si può non notare che i documenti ufficiali dell’EU portano, come intestazione... come simbolo un… palazzo. Quasi fosse una holding finanziaria. Come sappiamo i simboli contano. Et alors? Alors… en Marche!
Inoltre gli Stati residui, mi permetto di rilevare, tendono sempre più a trasformarsi in quartieri differenziati per reddito, dove la gerarchia delle libertà personali soggiace al grado di ricchezza individuale: quindi si assisterà prima o poi al superamento degli obsoleti confini nazionali e l’innalzamento di performanti muri di topografica segregazione redditocratica. Seguirà il definitivo «Sì» a una migrazionismo - più o meno mal gestito - di tipo mercantile, imposto da una presunta “necessità” etica, anzi… economica, anzi… finalizzata al Supremo Interesse. E nonostante questo ci sarà ancora chi vorrà farci credere che non esistano più le classi, i ceti, piegandoci a quella ipocrita speranza di un, peraltro, inesistente ascensore sociale.
Come non vedere poi lo scorrere inerte degli anni consumati per decidere se il lavoro sia/non sia “pane” per tutti: in realtà già sappiamo che non tutti esercitano, né mai avranno un lavoro stabile. Oppure chiedersi se la nostra quotidianità stia diventando più violenta. In senso ampio. Domanda retorica. Certo che sì! Perlomeno per gli istillati stili di vita fortemente individualistici, per competizione indotta, per le discriminazioni economiche crescenti, per il degrado dei rapporti interpersonali, quindi per… quotidiana evidenza.
Ci si chiede, infine, se la disinformazione sui temi fondamentali sia sconfortante. In effetti la distrazione sui temi scottanti è volutamente… distraente. Per banalità strategica. Ogni giorno un mirato matraquage” mediatico vuole agire sulle menti somministrando, in dosi più o meno omeopatiche, il credo dell’impossibilità di un’alternativa percorribile. Immodestamente, molto immodestamente, presumo di conseguenza, che si perda del tempo prezioso a dibattere intorno all’inutilità.