Nel Mediterraneo sono le 2.30; in America le 8.30 del mattino: nella bruma fumosa dell’alba, 59 missili si abbattono sulla base di Al Shayrat, dalla quale sarebbero partiti gli aerei con le armi chimiche, strumenti della strage di Khan Sheikhoun (più di 80 persone morte.)
Gli americani prendono di mira la base aerea, avvertendo i russi (fonte non però confermata ufficialmente). L’attacco di questa notte porterà danni inevitabili all’alleanza tra Trump e Putin.
Il raid ha infatti violato la legge internazionale: “Washington ha aggredito uno Stato sovrano” ha detto Putin, come riferisce il suo portavoce Dimitri Peskov.
Trump, sostenendo di vendicare la morte dei tanti bambini asfissiati, ha dichiarato che “la Siria non può non ritenersi responabile dell’uso delle armi chimiche” indi si è rivolto a “tutte le nazioni civilizzate” perché “il mondo su unisca agli Usa, per mettere fine al flagello del terrorismo.”
Appoggiano Trump la premier britannica Theresa May, che parla di “risposta appropriata” all’attacco da parte della Siria; il premier israeliano Netanyahu che ha riferito “messaggio chiaro e forte degli Usa, siamo con loro”, l’Arabia Saudita che dà il suo pieno appoggio all’attacco americano, il Giappone che sostiene appieno Trump, l’Australia, l’Estonia, la Turchia.
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