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Scambio automatico di informazioni: gli svizzeri? – di Giovanni Pagani

Quando lo Stato diventa il “Grande Fratello”?

da Opinione Liberale, per gentile concessione

Negli ultimi anni la legittima lotta di diversi Stati contro l’evasione fiscale è culminata con l’accordo internazionale sullo scambio automatico di informazioni bancarie («SAI») promosso dall’OCSE. La Svizzera ha sottoscritto questo trattato con decorrenza a partire dal 2018. Sul territorio elvetico, il SAI non intacca il segreto bancario per i conti dei residenti fiscali svizzeri, ma lo abolisce per coloro che risiedono nei Paesi con cui la Svizzera ha stipulato tale accordo. Non va però scordato che lo scambio di informazione è bilaterale: quando la Svizzera consegnerà i dati bancari dei britannici al Regno Unito, quest’ultimo invierà i dati dei conti bancari londinesi dei residenti in Svizzera al nostro fisco, ed in modo automatico, non su richiesta. Per noi significa che la privacy sui nostri conti in Svizzera è tutt’ora garantita, ma il nostro tassatore riceverà direttamente i dati dei nostri conti all’estero.

Negli ultimi anni si è discusso e scritto molto sull’abolizione del segreto bancario per i risparmiatori esteri e sulle conseguenze nel private banking. Poco è invece stato detto sulla perdita della confidenzialità dei dati bancari degli svizzeri stessi (o più precisamente dei residenti in Svizzera). In questo periodo ogni contribuente compila la propria dichiarazione d’imposta, fornendo al fisco le informazioni suoi propri averi e redditi. Se l’ufficio di tassazione ha dei dubbi su quanto fornito, si attiverà presso il contribuente stesso per richiedere degli approfondimenti. Dall’anno prossimo, nel rapporto diretto tra il cittadino e lo Stato si inserirà un entità terza, le autorità fiscali estere, che informeranno direttamente l’amministrazione svizzera sui suoi averi bancari esteri. [Evidenziato dalla Red.] Perché modificare il nostro diritto interno, in un campo così delicato ed accettato dalla popolazione? Al momento la perdita di confidenzialità bancaria è circoscritta alle persone con conti all’estero, ma il dibattito sulla possibilità da parte del fisco di ottenere i dati bancari direttamente dagli istituti finanziari in Svizzera è in corso. Se venisse abolito il segreto bancario, dando l’accesso diretto ai nostri conti bancari all’autorità tributaria, si avrebbe certamente l’effetto di combattere l’evasione fiscale, ma sarebbe un ulteriore colpo alla nostra sfera privata. Lo Stato per seri motivi come la sicurezza interna o la lotta al terrorismo ha introdotto dei controlli che limitano la privacy dei cittadini. E’ giusto che lo Stato acceda direttamente ai nostri conti bancari senza che vi siano sospetti di reato? Quando lo Stato diventa il «grande fratello»? Nel nostro Paese, il rapporto di fiducia tra il contribuente e lo Stato rappresenta un elemento molto sentito e di grande importanza. I vari studi internazionali indicano che l’evasione fiscale in Svizzera esiste ma è decisamente limitata. Dare accesso diretto all’autorità fiscale ai nostri conti bancari avrebbe qualche vantaggio, ma rappresenterebbe una fastidiosa intrusione nella nostra sfera privata. Quindi perché modificare il nostro diritto interno, in un campo così delicato ed accettato dalla popolazione? E questo come conseguenza di un accordo voluto da nazioni estere, confrontate con problemi e necessità ben differenti dalle nostre?

Giovanni Pagani

Relatore

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